La Nuova Sardegna

«Ho colpito mio suocero poi non ricordo nulla»

di Gianni Bazzoni
«Ho colpito mio suocero poi non ricordo nulla»

Fulvio Baule, reo confesso, resta in carcere. Contestata anche la crudeltà

02 marzo 2022
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SASSARI. Fulvio Baule non ha esitato a uccidere a colpi di ascia senza alcuna pietà l’anziano suocero, accanendosi poi con inumana crudeltà sulla moglie e sulla suocera, colpendole più volte alla testa, tanto da ridurle in fin di vita. Una azione caratterizzata da brutale ferocia, alla presenza dei due figli minori. È sintetizzata in queste poche righe la motivazione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sassari Sergio De Luca che ieri mattina - a conclusione dell’interrogatorio di garanzia - ha convalidato l’arresto del muratore 40enne di Ploaghe, reo confesso, e ha disposto l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere. La conclusione è che le intenzioni dell’uomo fossero quelle di uccidere tutti, una azione che non sarebbe stata portata a termine per cause indipendenti dalla propria volontà.

Contrariamente alle previsioni, di fronte al suo difensore, l’avvocato sassarese Nicola Lucchi, e al pubblico ministero Enrica Angioni, titolare dell’inchiesta, Fulvio Baule non ha scelto il silenzio e ha rilasciato una serie di dichiarazioni. Ha ricostruito la conflittualità dei rapporti con la moglie Ilaria Saladdino, dalla quale era separato ormai da ottobre (con un provvedimento ufficiale del Tribunale emesso due settimane fa per regolare i rapporti e la gestione dei due figli minori), le tensioni con i suoceri (e anche tra i suoi genitori e quelli della moglie), con quell’episodio particolare sfociato nella lite ad agosto, durante il battesimo dei bimbi, davanti ad altri invitati. E sulla sera di follia di sabato in via Principessa Giovanna, Fulvio Baule ha raccontato diversi particolari fino al momento dell’uccisione del suocero, il poliziotto in congedo Basilio Saladdino. Poi - secondo quanto ha detto l’omicida reo confesso - più niente. Una sorta di black out che probabilmente sarà oggetto dell’incidente probatorio che l’avvocato Nicola Lucchi chiederà nei prossimi giorni per fare sottoporre il suo assistito a perizia psichiatrica.

L’uomo è apparso fuori dal mondo, non ha chiesto della moglie e dei figli. Niente. Nessun riferimento alla tragedia, all’inseguimento delle due donne nel piazzale antistante l’abitazione di via Principessa Giovanna dove poi ha colpito madre e figlia con la stessa ascia con la quale ha ucciso il suocero. Da quattro a sei colpi, secondo le prime valutazioni dei carabinieri della compagnia di Porto Torres e del Nucleo investigativo del comando provinciale di Sassari.

L’ascia che ha preso dal bagagliaio della Punto bianca - che aveva lasciato di traverso sulla strada - dopo l’omicidio e i due tentati omicidi Baule l’ha gettata a terra, allontanandola con un calcio e facendola finire sotto la ruota di una delle auto in sosta dove è stata recuperata dai militari.

Fulvio Baule ha ripetuto ieri mattina davanti a giudice e pm quello che sostanzialmente aveva raccontato in caserma la notte di sabato, subito dopo essersi costituito. Ha detto di avere trascorso la giornata a Ploaghe con i figli gemelli, ha sottolineato che due settimane prima c’era stata la sentenza di separazione e ha manifestato le difficoltà incontrate nel poter vedere i figli dopo che la moglie aveva deciso di trasferirsi a Porto Torres.

E sul ritardo all’appuntamento per riportare i bambini a casa, in via Principessa Giovanna dove lo attendeva Ilaria Saladdino, il muratore ha detto di essersi reso conto di avere dimenticato il cellulare a casa e quindi di essere stato costretto a tornare indietro. Secondo lui, sarebbe questo il motivo del ritardo. «Ho avvisato, e dopo un battibecco ci siamo chiariti».

Poi però è nata la discussione - secondo Baule - anche per altri problemi relativi alla gestione della complessa e burrascosa separazione. Le voci che hanno richiamato i familiari di Ilaria e i vicini di casa. Il 40enne di Ploaghe ha negato di avere picchiato prima la moglie, ma la dichiarazione contrasta nettamente con il racconto dei testimoni, molto preciso e dettagliato, univoco. Lui ha riferito di avere visto arrivare il suocero “con fare minaccioso” (un uomo anziano, in pigiama e pantofole) e di essersi ricordato di avere l’accetta in macchina: «Sono andato e l’ho presa, credo di averlo colpito almeno tre o quattro volte». Questa sarebbe la sua ultima immagine.

Mancano gli altri due momenti terribili: Ilaria Saladdino e sua mamma Caterina Mancusa inseguite e colpite con l’accetta, ripetutamente, ridotte in fin di vita. Quindi la fuga e l’ingresso in caserma con gli abiti sporchi di sangue.

E quando gli è stato chiesto per quale motivo all’arrivo del suocero non si sia allontanato anzichè reagire in quel modo disumano, Baule ha risposto: «Non lo so», e ha detto di essere profondamente irritato. Infine, sul perchè viaggiasse con una accetta in auto, il muratore ha raccontato che l’arnese gli sarebbe servito per tagliare la legna che sarebbe servita per riscaldare l’abitazione del padre.

Sul riferimento all’atteggiamento genericamente minaccioso del suocero - secondo il giudice per le indagini preliminari - proprio dalle dichiarazioni dell’omicida reo confesso emergerebbe che egli ha ucciso volontariamente Basilio Saladdino, senza che sia minimamente ipotizzabile una condizione di eventuale legittima difesa.

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