La Nuova Sardegna

Oristano, la città dei personaggi inventati

Oristano, la città dei personaggi inventati

Dal re Gialeto alla giudichessa Aristana sino al poeta Falliti

03 marzo 2022
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ORISTANO. I loro nomi sono diventati familiari in città anche se non sono mai esistiti. Eppure, a loro, sono ancora intitolate tante strade del capoluogo. Nella parte vecchia della città c’è una strada intitolata al mai nato primo re di Sardegna, Gialeto. Un’altra è dedicata a Aristana, regina o, meglio, prima giudichessa, che avrebbe fondato Oristano, lei che moglie di un immaginario Giudice Gonario era così influente da trattare con il Pontefice. E poi strade con i nomi di improbabili personaggi mitologici: Serneste e Onroco, ma anche Ugone IV e soprattutto, tale Torbeno Falliti, “padre” della poesia italiana. La toponomastica di Oristano testimonia sicuramente più che altrove una delle più clamorose bufale della Storia: “I nuovi Codici di Arborea”. Un vero proprio inganno nel quale comunque, cascarono tante personalità accademiche dell’epoca. Tra tutti, l’allora direttore della Biblioteca universitaria di Cagliari, Pietro Martini che, quando nel 1860, ricevette dalle mani del frate Cosimo Manca un’antica pergamena, non ebbe la minima esitazione nel credere che quello strano documento illeggibile e dalle dimensioni così inusuali potesse finalmente far luce sul passato più oscuro della Sardegna. Da quel momento in poi, continui nuovi ritrovamenti di pergamene, codici e fogli diedero vita a un ingegnoso castello di menzogne in grado, per qualche tempo, di creare una pagina di storia totalmente fittizia e immaginaria, messa in piedi da due religiosi: il frate Manca e il canonico Salvatorangelo De Castro. Martini fece tradurre quelle pergamene allo scrivano cagliaritano Pillito, all’epoca considerato un abile paleografo, che prestava servizio presso l’Archivio Patrimoniale della città. Quei falsi documenti, che narrano di improbabili guerre fra Tharros e Cornus, nate, quasi come nell'Iliade, per una storia di donne; di scultori, pittori e cesellatori, tutti vissuti in questo angolo di Campidano, riscrivevano la Storia della Sardegna che diventava la culla della poesia italiana, che fino ad allora era invece stata la Sicilia. In quell’inganno cascarono in molti, compresi Alberto La Marmora e Carlo Baudi di Vesme che fecero accogliere le false “Carte” all’Accademia delle Scienze di Torino. Dieci anni dopo, nel 1870, quei codici farlocchi vennero sbugiardati dall'Accademia di Berlino. Ma a Oristano, forse era troppo tardi per cambiare l’intestazione delle vie. (m.c.)

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