La Nuova Sardegna

Contro gli incendi le telecamere erano utili: la Regione ha sbagliato a smantellarle

Silvia Sanna
Contro gli incendi le telecamere erano utili: la Regione ha sbagliato a smantellarle

Rilevamento elettronico, la condanna della Corte d’Appello di Cagliari

08 giugno 2022
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SASSARI. Non era perfetto ma si poteva migliorare e in ogni caso i difetti riscontrati non “inficiavano la sua complessiva utilità”. Anzi, il sistema di monitoraggio elettronico degli incendi determinava “un enorme miglioramento rispetto al sistema di rilevamento precedente, fondato essenzialmente sull’individuazione casuale dell’incendio da parte di persone fisiche che lo rilevino a vista”. Lo scrivono i giudici della sezione civile della Corte d’appello di Cagliari nella sentenza emessa il 18 maggio, che rigetta l’appello della Regione Sardegna e conferma il pronunciamento in primo grado da parte del Tribunale di Cagliari nel novembre 2018: la Regione deve pagare i compensi dovuti, circa 40mila euro a testa, a ciascuno dei cinque componenti della commissione incaricata di collaudare il sistema di telerivamento degli incendi boschivi. Ma i giudici vanno oltre, evidenziando che la mancata omologazione di quell’impianto è stata un errore perché sarebbe stata un’arma preziosa in più per contrastare l’avanzata dei roghi che negli anni hanno devastato la Sardegna. Una sentenza che potrebbe aprire la strada a possibili richieste di risarcimento da parte di chi ha subìto danni dagli incendi scoppiati nelle zone in cui furono smantellate le telecamere a raggi infrarossi.

Il telerilevamento. La storia inizia 36 anni fa, quando la società Teletron installò le prime telecamere per il rilevamento degli incendi in una porzione di territorio in Ogliastra (tra Lanusei e Arzana) a Neoneli e sui monti dei Sette Fratelli. Era il 1986, cinque anni dopo la Regione nominò una commissione formata da 5 componenti con l’incarico di collaudare un sistema di telerilevamento di maggiori dimensioni realizzato da un raggruppamento temporaneo di imprese di cui faceva parte la stessa Teletron. Il sistema era formato da 50 telecamere a infrarossi, posizionate in punti strategici, in grado di vigilare su oltre 600mila ettari di territorio pregiato: un sistema di controllo, diurno e notturno, in grado già all’epoca di localizzare un focolaio entro 3 minuti nel raggio di 20 chilometri facendo scattare gli interventi di spegnimento prima che l’incendio divenisse incontrollabile. Un mega impianto che costò circa 30 miliardi di vecchie lire, fondi regionali e statali reperiti attraverso la legge 30/90: un progetto nel quale la Regione credeva moltissimo, nella convinzione che fosse necessario affidarsi a tecnologie moderne per contrastare la piaga degli incendi.

La sperimentazione. Seguì una lunga sperimentazione, monitorata con attenzione dalla commissione incaricata del collaudo che rilevò un certo margine di errori e imprecisizioni nella rilevazione incendi e alcune mancanze nell’esecuzione dei lavori. Ma considerato che in quell’arco di tempo gli incendi erano diminuiti e la superficie bruciata si era notevolmente ridotta, i commissari ritennero l’opera collaudabile proponendo una riduzione del prezzo contrattuale stabilito (15milioni). Era il gennaio del 2008. Un mese dopo l’allora direttore del Corpo forestale regionale Carlo Masnata respinse la relazione di collaudo e nel giugno successivo scattò la revoca dell’incarico alla Commissione. Che nel frattempo aveva presentato la parcella per il lavoro svolto: 40.392,60 euro per ciascuno dei cinque componenti. La Regione si oppose al pagamento. Da quel momento iniziò la battaglia giudiziaria che il 18 maggio, con la sentenza d’appello, ha visto la stessa Regione nuovamente sconfitta.

Lo stop. Dal 2008 iniziò l’opera di smantellamento degli impianti, portata avanti dalle ultime due ultime giunte regionali. Prima l’assessore Spano (giunta Pigliaru), poi l’assessore Lampis (giunta Solinas) dissero che sulla base delle verifiche l’impianto era inaffidabile e dispendioso. Le ultime telecamere, già devastate dai vandali, sono state rimosse poco più di un anno fa. È stato un errore, secondo i giudici, perché quell’impianto poteva aiutare a proteggere l’isola dai roghi.

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