La Nuova Sardegna

Soccorsi a pagamento per gli escursionisti improvvisati, manca una linea comune

Claudio Zoccheddu
Soccorsi a pagamento per gli escursionisti improvvisati, manca una linea comune

L'assessorato: «Non si può fare». L'opposizione: «Abusi da penalizzare»

19 giugno 2022
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. La proposta inizia a prendere forma. Ma dalla politica regionale arriva una risposta a due voci, molto distanti l'una dall'altra. C'è chi eviterebbe di mettere in conto ai turisti, residenti compresi, la spesa dell'emergenza. Ma c'è anche chi farebbe pagare volentieri il conto dell'emergenza agli escursionisti improvvisati, soprattutto se si tratta del costosissimo volo degli elicotteri che, in Sardegna, dal momento in cui si alzano in volo mediamente mettono a referto circa 16mila euro di costi per ogni intervento. Nessun problema, paga la Regione. Paga il cittadino. Anche per andare a prendere le ragazze che stavano per scendere a Goloritzè indossando delle comode scarpe con il tacco, anche per recuperare l'escursionista che si pianta sulla via del ritorno perché ha mangiato troppo, anche per andare a recuperare il tizio assetato che per camminare otto ore sotto il sole ha messo nello zaino solo mezzo litro d'acqua. La compartecipazione alle spese di soccorso in caso di allarme sconsiderato è un argomento che divide e su cui, con questi presupposti, sarà difficile trovare una sintesi.

L'assessore. Ogni volta che un elicottero dell'Areus si alza in volo, la calcolatrice dell'assessorato alla Sanità inizia a girare come fosse una solt machine. Solo che la vincita non è prevista e la partita è sempre in perdita. Per carità, nel 99 per cento delle volte è una buona spesa, come lo sono tutte quelle sostenute per salvare chi è in difficoltà. Nonostante i costi esorbitanti del servizio, l'assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, appare irremovibile e decisamente poco disponibile ad andare contro lo status quo: «In realtà è un discorso molto semplice: mi faccio male, anche se per colpa di un'imprudenza, vengo soccorso e non pago nulla. E noi, come assessorato, non abbiamo alcun titolo per dire il contrario». La spiegazione tuttavia cozza con quanto accade in altre regioni, dove il soccorso degli scavezzacollo di turno finisce, anche se in parte, sul conto di chi chiede aiuto. E nell'arco alpino non si scherza: chi fa il buffone dove non dovrebbe e poi chiede aiuto, paga cifre salatissime. In Veneto si arriva anche a 7500 euro per una richiesta di aiuto senza valido motivo. In Sardegna, no: «Anche venendo meno la componente sanitaria, cioè l'intervento dei medici, noi non possiamo addebitare nulla alle persone soccorse. Questi tipi di intervento funzionano come, faccio un esempio, i vigili del fuoco. Loro non vengono pagati dai cittadini per spegnere gli incendi. Che poi - conclude Nieddu - se queste persone accusassero un problema sanitario, anche lieve, in zone impervie, sarebbe comunque un'emergenza a cui rispondere. Quindi no, non credo che sia giusto far pagare i soccorsi».

Invece si paga. Anche tra chi non disdegnerebbe la consegna educativa di un assegno post bravata, ci sono ancora alcuni punti da chiarire. Gianfranco Ganau, consigliere regionale del Pd ed ex primario del 118, ne mette a fuoco subito uno: «Chi valuta la gravità? È un problema complesso. Innanzi tutto, nel momento in cui uno sta male e chiede aiuto, l'attivazione del 118 avviene quasi in automatico. Poi diventa difficile, ad esempio, riconoscere la furbizia dell'escursionista che voleva solo evitare la fatica della risalita. Anche perché, immagino che chi chiamato stia male davvero, anche se solo per un momento. Questo non vuol dire che si debba soprassedere anche nei casi più evidenti - spiega Ganau -, perché tutti gli abusi devono essere penalizzati». Scartata l'idea di un'assicurazione sul modello delle piste da sci, troppo difficile da attivare e ancora di più da far sottoscrivere, c'è un altro sistema che potrebbe cambiare il sistema dei soccorsi nell'isola: «Il codice che viene assegnato al pronto soccorso potrebbe essere una discriminante - aggiunge Ganau -. Chi riceve il verde potrebbe pagare perlomeno una parte dell'intervento». È solo un'idea, un punto di partenza per evitare che esperti soccorritori impieghino il tempo a fare da baby sitter a chi usa le espadrilles anche per camminare verso Cala Biriola. Perché tanto, poi, qualcuno verà a dare una mano. Gratis.

La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative