La Nuova Sardegna

Il bilancio

«Il mondo del cavallo è vivo. Produzione in costante crescita»

Roberto Petretto
«Il mondo del cavallo è vivo. Produzione in costante crescita»

Raffaele Cherchi, direttore generale dell’agenzia regionale Agris: «Non solo è stato arrestato il trend negativo, ma si è riusciti a invertirlo»

28 giugno 2022
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Sassari Non ci stanno a passare come i protagonisti di un settore allo sbando: allevamento, commercializzazione, utilizzo sportivo del cavallo in Sardegna sono stati un fiore all’occhiello riconosciuto in tutto il mondo. Poi la crisi: seria e articolata. Ma dalla quale forse si sta uscendo: «Il mondo del cavallo mostra segni di ripresa: il calo del 60-65 % delle fattrici in produzione (e, aggiungerei, di tutti gli altri indicatori) è veritiero ma si riferisce al periodo che va dalla soppressione dell’Istituto incremento ippico (2005) sino al 2013-2014 - dice Raffaele Cherchi, direttore generale dell’agenzia regionale Agris - . Il dato consolidato riferibile al 2018 è, invece, di 280 anglo arabi, quasi tutti di linea “corsa” più 201 aella italiano. Mentre negli ultimi 20 anni il picco più basso della produzione è stato nel 2014 con soli 173 Anglo Arabi e 220 Sella italiano. Dal 2014 ad oggi la produzione (fattrici coperte e soggetti nati) è in costante crescita e recupero».

L’Agris, dopo l’uscita di scenza dell’Istituto di incremento ippico, è il referente regionale per il settore dell’allevamento equino: «Dal 2013 la Regione - dice ancora Raffaele Cherchi, consapevole degli errori commessi precedentemente, ha iniziato a interessarsi nuovamente del comparto mettendo in campo degli interventi, inizialmente a favore soltanto del sistema ippica-ippodromi».

Interventi di sostegno e di impulso che si sono perfezionati con l’introduzione, nella legge finanziaria del 2015. In particolare dell’articolo 16 che prevede degli stanziamenti «per il rilancio coordinato del comparto ippico nelle more dell’approvazione di una legge di riordino del comparto ippico ed equestre».

«Ogni anno la Regione ha confermato negli strumenti normativi e con apposite deliberazioni della Giunta regionale, tale finanziamento in attesa dell’approvazione della legge del comparto. Da allora, seppure nelle mille difficoltà di un finanziamento annuale che non consente una programmazione di ampio respiro, sono state messe in campo una lunga serie di azioni a favore delle varie componenti del comparto: ippica, salto ostacoli, endurance, dressage, completo di equitazione, allevamento, tradizione».

Azioni che hanno consentito «non solo di arrestare il trend negativo ma d’invertirlo decisamente - prosegue il direttore di Agris -. Per essere ancora più chiari se non ci fossero stati tali interventi della Regione, i 3 ippodromi della Sardegna sarebbero chiusi da un pezzo. È ingeneroso non considerare quanto sinora è stato fatto ricordandoa tutti che la Sardegna è l’unica Regione italiana che interviene in maniera così importante sul comparto ippico compensando, almeno in parte, anche le gravissime carenze dei livelli di responsabilità nazionali».

Qualcosa è stato fatto, ma di certo non basta. Ferma nei cassetti del consiglio rrgionale c’è una legge che è già passata al vaglio delle commissioni competenti e che ora attende l’esame dell’aula. Da due anni. «Ora si attende che dall’intervento emergenziale si passi a quello strutturale e coordinato previsto dalla norma - conclude Cherchi -. L’immagine della Sardegna del cavallo, nelle ultime due decadi ha perso molto della sua fama positiva e che è quanto mai necessario avere un quadro normativo di riferimento aggiornato».

Non è neanche facile delineare un quadro preciso dello stato dell’arte: «Ad oggi non esiste ancora un dato preciso sulla consistenza degli equidi in Italia e sulla sua distribuzione tra razze, attitudini eccetera. né gli organi preposti, sinora, hanno potuto fornire un feedback annuale della situazione. Chiunque volesse avventurarsi nell’operazione di descrivere dettagliatamente il quadro attuale si dovrebbe armare di tempo e molta pazienza per ricostruire i vari dati non aggregati e custoditi a livello nazionale».


 

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