La Nuova Sardegna

Sanità

Nieddu accusa: «Alcuni medici fanno troppe visite intramoenia»

Roberto Petretto
Nieddu accusa: «Alcuni medici fanno troppe visite intramoenia»

L’assessore alla Sanità: «Pochissime prestazioni nell’orario di lavoro». Durissimo il sindacato Anaao: «Lo stop danneggia noi, ma soprattutto i cittadini»

04 luglio 2022
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Sassari Il sospetto dell’assessore regionale Mario Nieddu è di quelli pesanti: nella sanità pubblica ci sono medici che danno priorità alle cosiddette “visita intramoenia” (ovvero visite private a pagamento eseguito in strutture pubbliche alle quali va una quota) a discapito di quelle gratuite previste dal sistema sanitario regionale. Accusa messa nero su bianco su un comunicato che spiega meglio la decisione adottata nei giorni scorsi dallo stesso assessore con la quale si bloccavano le visite intramoenia. «Se è vero - dice Nieddu - che l'attività in intramoenia viene svolta al di fuori degli orari in cui si esegue l'attività istituzionale è anche vero che si verificano casi in cui i professionisti, a fronte di pochissime prestazioni rese nell'orario di lavoro, accumulano un elevato volume di prestazioni intramoenia e questo è inaccettabile e non è contemplato dalla normativa vigente».

Da qui lo stop, motivato con l’esigenza di ridurre le liste d’attesa. «Lo stop - previsa Nieddu - viene applicato là dove non sia rispettato il rapporto tra i volumi dell'attività ordinaria e quella libero professionale all'interno delle strutture pubbliche o addirittura nel caso in cui l'attività in intramoenia superi quella convenzionale in termini di numero di prestazioni». Con questo provvedimento l’assessorato conta di «ristabilire il giusto rapporto» perché si aumenterebbe «il volume dell'attività ordinaria con il conseguente taglio delle liste d'attesa».

Di tutt’altro parere sono i medici dell’Anaao (il sindacato dei dirigenti medici) che in una durissima lettera inviata all’assessore criticano lo stop alle visite intramoenia: «Probabilmente questi anni in assessorato ti hanno fatto dimenticare quale è stata la tua professione per trenta anni - scrive la segretaria Susanna Montaldo rivolgendosi a Nieddu -. Sarebbe opportuno che tu spiegassi che non ci sono più abbastanza medici negli ospedali per fare tutto».

I medici dell’Anaao ricordano all’assessore «che il compito degli ospedali non è fare visite ambulatoriali, quelle dovrebbe farle la medicina territoriale (poliambulatori, case della salute), ma occuparsi dell'urgenza, del paziente ricoverato e assicurarsi che ci siano abbastanza medici per garantire la copertura dei turni sulle 24 ore».

Poche visite ambulatoriali? L’Anaao ha una spiegazione: «Dopo l'ondata di pensionamenti degli anni scorsi proprio l’assessorato, non avendo altre soluzioni, aveva chiesto alle direzioni sanitarie ospedaliere di ridurre l'attività ambulatoriale per assicurare la copertura dei turni».

Il sindacato dei dirigenti medici ricorda anche che un medico reperibile per un turno di 12 ore percepisce «circa 20 euro lordi a turno. Meno di 2 euro lordi a ora».

«La libera professione intramoenia - dice ancora Susanna Montaldo -, è il diritto del cittadino di scegliere il professionista da cui essere curato ed è un diritto del medico sancito dal Contratto collettivo nazionale. Tale attività è effettuata totalmente al di fuori dell'orario lavorativo. E ricordiamo che i medici ospedalieri regalano ogni anno migliaia di ore, difficili da recuperare per la carenza degli organici, e non monetizzabili, che contribuiscono a garantire il funzionamento del Sistema sanitario regionale».

L’Anaao ha una spiegazione diversa per la decisione dell’assessorato: «Quest'anno le Risorse aggiuntive regionali (Rar) l’assessore le ha dovute utilizzare per coprire i turni negli ospedali disagiati. Tutti tranne Cagliari e Sassari, ma anche quelli sono in gravi difficoltà. Evidentemente a questo punto non può utilizzare, come ogni anno, le Rar per pagare le prestazioni ambulatoriali in libera professione per lo snellimento delle liste d'attesa, e ora non sa che risposta dare alla popolazione bisognosa di cure».

L’Anaao ritiene la decisione dell’assessorato «fonte di un danno per gli operatori della sanità, che la impugneranno nelle sedi opportune, ma soprattutto, è un grave danno per il paziente».

L’assessore Nieddu controbatte: «Niente impedisce alle aziende sanitarie di aumentare il volume di visite, esami ed interventi in regime ordinario attraverso lo strumento delle prestazioni aggiuntive. Riportare in equilibrio i due regimi d'attività, condizione necessaria per lo svolgimento dell'attività in intramoenia, comporta giocoforza un abbattimento dei tempi per le prestazioni ordinarie. Sostenere che lo stop all'intramoenia determini un aumento delle liste d’attesa è un paradosso, anche perché bisogna ricordare che lo strumento dell'attività libero professionale all'interno delle strutture pubbliche nasce con uno scopo ben diverso, quello di consentire ai pazienti la scelta del medico curante, cosa che in sanità pubblica non può essere garantita. In alcun modo l'attività intramuraria può o deve essere considerata una stampella all'attività ordinaria se si vuole garantire un accesso all'assistenza equo secondo i principi che animano la sanità pubblica».
 

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