La Regione non vorrebbe più pagare il debito da 306 milioni con lo Stato
È il contributo al risanamento del disavanzo. Partita di giro con l’insularità
Cagliari Non c’è ancora nulla di ufficiale, ma l’indiscrezione trapela: la Regione non vorrebbe più contribuire a risanare il debito pubblico nazionale. Dopo l’ultimo accordo con il governo Draghi, firmato l’anno scorso, il carico sulle spalle della Sardegna è sceso a 306,4 milioni, con un risparmio netto di 76,6 milioni rispetto al 2020. Sono, però, ancora troppi soldi. Nell’ultimo Documento finanziario, il Defr, approvato dalla Giunta, c’è scritto: «Durante le trattative al tavolo tecnico-politico sulle compensazioni per lo svantaggio dell’insularità, chiederemo la cancellazione del contributo alla finanza pubblica dello Stato». Per ora, almeno stando alla relazione, è solo un’ipotesi, ma potrebbe essere proprio questa la prima richiesta della giunta Solinas al governo guidato da Giorgia Meloni. In particolare al ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, e potrebbe essere proposta dalla Sardegna molto prima che Veneto, Lombardia e Piemonte ottengano l’autonomia finanziaria, o differenziata, che finirebbe per favorire più le Regione del Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno.
Caso accantonamenti I 306 milioni non sono altro che una percentuale delle entrate tributarie dovute alla Regione, in base allo Statuto, ma poi congelati – quindi non trasferiti – dal ministero delle Finanze. Di fatto, com’è stato in passato, sono «il concorso finanziario» delle Regioni, ognuna ha in carico una quota, per evitare che il debito italiano sfori i limiti imposti dall’Unione Europea. Per gli esperti di bilanci della pubblica amministrazione sono gli accantonamenti. È una parola ostica per i più, ma lo è stata anche per le Giunte regionali dal 2006, anno dell’accordo sull’entrate fra l’allora governatore Renato Soru e il premier Romano Prodi. Per anni e anni la Sardegna ha dovuto contribuire al disavanzo nazionale con cifre da capogiro fino a quasi 800 milioni l’anno. Poi è cominciata la guerra delle entrate fra la Regione e il Governo. Solo di recente la partita si è chiusa.
Pietra tombale Con due accordi, uno nel 2019, l’altro due anni più tardi, la giunta Solinas ha ottenuto una riduzione consistente degli accantonamenti, che nel 2020 avevano superato i 700 milioni, ma ora vorrebbe fossero azzerati in nome dell’insularità. Ma cosa accadrà in futuro è una storia ancora tutta da scrivere.