La Nuova Sardegna

Il seminario

Morti sul lavoro, nel 2022 sono state 24 nel nord dell'isola. Ora l’edilizia punta sulla prevenzione

di Roberto Sanna
Morti sul lavoro, nel 2022 sono state 24 nel nord dell'isola. Ora l’edilizia punta sulla prevenzione

Alciator (Ance): «Abbiamo investito sulla sicurezza ma dobbiamo migliorare»

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Sassari Prevenzione, prima di tutto. E poi responsabilità da parte di tutti, aziende, tecnici, ingegneri e operai. Perché i numeri sono in calo ma anche nel 2023 si continua a morire sul lavoro e l’edilizia è sempre quella che paga il prezzo più alto in termini di infortuni gravi e, appunto, decessi. Soprattutto nel Nord Sardegna, dove questo comparto incide maggiormente, in termini di economia, rispetto al resto dell’Italia. E proprio la prevenzione nell’edilizia è stata l’argomento di un seminario svolto ieri nei locali della Cassa Edile, organizzato dall’Asl di Sassari, in collaborazione con l’Inail, Ance Cns, Cassa Edile-Cpt-Scuola Edile del Nord Sardegna.

«Un momento di confronto e sensibilizzazione del settore edile, volto a realizzare fattivamente l’assistenza alle imprese prevista dal Testo Unico e che ci vede coinvolti in prima persona in un percorso di supporto alle imprese e di vigilanza volto ad individuare azioni per accompagnare, passo passo, le stesse imprese nella corretta applicazione delle previste misure di prevenzione: valutazione dei rischi, organizzazione del lavoro, apprestamenti di sicurezza, comunicazione – spiega Pietro Masia, direttore dello Spresal di Sassari –. Solo percorsi condivisi, formazione continua e diffusione delle buone pratiche, valutazione dei rischi e cicli di lavoro possono prevenire i rischi presenti in edilizia, come ad esempio le cadute dall’alto».

Le cadute dall’alto continuano a essere la causa principali della morte sul lavoro nell’industria e nell’edilizia insieme allo schiacciamento e all’investimento. Nel 2022 all’Inail sono arrivate 24 denunce di morte sul lavoro, 9 delle quali indennizzabili, e tre di queste erano proprio cadute dall’alto. I dati però bisogna saperli leggere e su questo si è soffermato a lungo Gian Carlo Foddai, funzionario di vigilanza dell’Inps: «Il numero delle denunce che ci vengono presentate ogni anno danno solo un’indicazione di massima del fenomeno, perché i dati vanno elaborati – ha spiegato –. Tanto per cominciare, bisogna distinguere se l’evento si è verificato sul lavoro o in itinere. Poi bisogna capire chi fa cosa e quanto ne fa. Il numero di infortuni per sé non dice niente, va invece calato nel giusto contesto: quante persone lavorano in quel comparto o, meglio ancora viste le diverse tipologie di contratti che ormai si sono diffusi, quant’è il totale complessivo di ore lavorate. Per cui se io ho mille denunce in mille ore lavorate è un conto, se invece sono mille in un milione è ben diverso. Per questo ormai si parla di indice infortunistico. E l’edilizia, lo dicono i numeri, è il settore nel quale si verificano maggiormente i casi di infortuni gravi o addirittura morte. Faccio questo lavoro da trent’anni e posso dirvi che il lavoro su tutti i fronti è stato importante e ha pagato, perché le cifre sono in costante calo e continuano a diminuire». «Abbiamo investito tantissimo in termini di sicurezza con un grande lavoro insieme ai sindacati e agli enti bilaterali – ha spiegato Silvio Alciator, presidente dell’Ance Centro Nord Sardegna –. È necessario migliorarsi, condividere le scelte e i piani formativi. Grazie al Superbonus negli ultimi tempi sono aumentati i cantieri e quindi anche il numero degli infortuni, ma percentualmente si è registrato un calo e questo è importante. Purtroppo c’è sempre un limite fisiologico sotto il quale è difficile scendere e anche la perdita di una singola vita umana è una sconfitta per tutti. È importante fare insieme un percorso di collaborazione e non bisogna trascurare nulla, anche la visita preventiva del Cpt è utile per eliminare i rischi. E poi c’è la sorveglianza sul luogo di lavoro, anche per evitare che possano accadere degli incidenti dovuti a comportamenti sbagliati dovuti all’uso di alcol o sostanze stupefacenti. Il muratore con la birra a pranzo non esiste più e in certe situazioni bisogna essere inflessibili, anche a costo di perdere una persona brava a fare il suo lavoro».

Presunzione e distrazione sono aspetti comportamentali che Gian Carlo Foddai ha voluto stigmatizzare rivolgendosi soprattutto agli impresari: «Non esistono la sola casualità o la sfortuna – ha detto –. Certo, c’è un fattore di imprevidibilità ma quando siamo andati a ricostruire l’accaduto è sempre saltato fuori un comportamento sbagliato durante quell’evento. Dico anche un’altra cosa che non bisogna dimenticare: in caso di morte sul lavoro non esistono più amici o parenti. Esiste solo chi paga. L’indagine, quando parte, prima o poi arriva a qualcuno che deve sostenere questo peso e, credetemi, non vorrei mai trovarmi in quella situazione».


 

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