La Nuova Sardegna

Identità

"Sa Die" degli emigrati parla sardo fuori dall'isola

di Luciano Piras
"Sa Die" degli emigrati parla sardo fuori dall'isola

Il presidente Fasi Bastianino Mossa a Cagliari per le celebrazioni. «Sa limba è la nostra pelle, ha valore identitario, non è ostentazione»

23 aprile 2023
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Cagliari «L’attenzione per la lingua e la cultura isolana è stata sempre al centro del dibattito culturale della Federazione delle associazioni sarde in Italia, che ha spesso stimolato la discussione sulla questione linguistica, partecipando attivamente anche alla campagna per l’approvazione della legge regionale sarda 26/1997». Bastianino Mossa, presidente della Fasi, focalizza sulla diaspora sarda e sul sardo come lingua identitaria fuori dalla Sardegna, tra gli emigrati che tengono viva sa limba nonostante manchino dall’isola da diversi anni. «È la nostra pelle» sottolinea nel salone del palazzo Viceregio, a Cagliari, davanti al pubblico riunito per “Sa Die de sa Sardigna 2023, trent’anni dopo l’approvazione della legge istitutiva: una riflessione e una riconferma”. Un seminario di studi e musica voluto qualche giorno fa dalla Regione con il coordinamento del Comitato omonimo della festa promosso dalla Fondazione Sardinia. Diversi i nomi in scaletta, da Federico Francioni a Carlo Pala, da Piero Marras a Gianni Loy, fino a Bastianino Mossa, appunto, per dare così voce al mondo degli emigrati.

Come parlano il sardo i sardi che non sono in Sardegna? Questa la domanda posta a Mossa.

Veterinario di Bultei, di casa a Piacenza, il presidente della Fasi assicura che «tutti noi nativi ci esprimiamo chin sa limba nostra. Anche in giro per l’Italia, appena ci incontriamo parliamo in sardo. Il nostro mondo è fatto di 70 Circoli in 10 Regioni diverse, in 45 province, e per tutti noi il sardo è un abito, il nostro abito». «Nei nostri Circoli si parlano tutte le lingue dei nostri paesi, da Giba a Dolianova a Bultei, si parla il sardo, si parla il Gallurese, si parla l’Algherese... ognuno di noi si esprime chin sa limba nostra». «La lingua sarda è la nostra identità, e non è una ostentazione, è semplicemente nostra» sottolinea ancora. E cita un esempio concreto: «Nell’Appennino piacentino vive e lavora la famiglia Gusai, originari di Lollove. Ecco: lì si parla rigorosamente in sardo».

«Del resto – spiega – la Regione Sardegna è l’unica regione in Italia che riconosce lo status di emigrato. L’ha fatto con la legge 7 del 1991». «Ecco perché noi emigrati siamo ambasciatori culturali dell’isola» ribadisce. «Per noi emigrati – sottolinea ancora – Sa Die de sa Sardigna è la festa del popolo sardo, ha una grande valenza storica e culturale, un valore fortemente simbolico perché questa festa è sentita come un momento in cui i sardi fuori della Sardegna si sentono parte, insieme ai sardi residenti, di un unico popolo».

In questo senso la Fasi si è fatta e si fa sempre promotrice di numerose iniziative a tutela e valorizzazione della lingua. Negli ultimi due decenni (forse anche grazie all’impulso dato alla discussione sulle lingue minoritarie in Italia in seguito all’approvazione della legge nazionale 482/1999), la Federazione dei circoli sardi ha messo in piedi un progetto colossale, “Mànnigos de memòria in limbas dae su disterru”, convegni, seminari, ricerca sul campo e approfondimenti sulla situazione linguistica in Sardegna e fuori.

«Non abbiamo dati a disposizione sull’uso effettivo del sardo nel contesto migratorio, ma sappiamo con certezza che ha un indubbio valore identitario» assicura Bastianino Mossa. Basta una carrellata veloce su “Mànnigos de memòria”: «Un progetto – spiega Simone Pisano, docente di Dialettologia e Linguistica del contatto dell’Università per stranieri di Siena, referente Fasi per la limba – che nel biennio 2008-2010 ha consentito di raccogliere all’incirca 200 interviste in sardo (e, in misura minore, nelle altre lingue di Sardegna) in diverse aree del centro-nord della penisola italiana e in Francia. Le interviste video e audio nonché, in minima parte, trascritte, costituiscono un corpus di dati interessanti non esclusivamente dal punto di vista linguistico ma anche sotto l’aspetto storico e antropologico». «Come Fasi – riprende fiato il presidente Mossa – abbiamo anche organizzato veri e propri corsi di sardo, due corsi di formazione a distanza in particolare, uno nel 2011 e un altro più recentemente, nel 2020. In entrambi i casi è stata data grande importanza alla lingua parlata e si è tenuto conto delle diverse aree linguistiche della Sardegna. Il corso del 2020 comprendeva 24 ore di videolezioni registrate e 16 ore di lezioni frontali a distanza. Un successo, un grande successo, la risposta è stata eccezionale». Una soddisfazione e un orgoglio per la Fasi, da sempre impegnata per riconoscere pari dignità e stessi diritti tra sardi residenti e sardi emigrati, «ancora penalizzati sul fronte della “continuità territoriale”, anche se quest’anno, grazie all’assessore regionale dei Trasporti Antonio Moro, abbiamo raggiunto un traguardo storico firmando l’accordo con la compagnia AeroItalia, un risultato atteso da 50 anni», chiude Bastianino Mossa.


 

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