Crescono le esportazioni dall’isola, il mercato vale 475 milioni all’anno
Analisi di Confartigianato su dati Istat: «Rilevato un aumento del 7%»
Sassari Per le piccole e medie imprese manifatturiere dell’isola, escludendo la lavorazione del greggio e degli oli minerali, il 2022 si è chiuso con 475milioni di euro di vendite all’estero, con una crescita del 7% rispetto al 2021. La conferma arriva dall’analisi dei dati Istat realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese. Le rilevazioni, infatti, confermano il trend di crescita delle esportazioni della Sardegna rispetto al 2021, tranne per il settore di prodotti metalliferi che, a causa della mancanza del materiale, ha subito una pesante battuta d’arresto.
Tra le categorie di beni che nell’anno appena concluso hanno trovato compratori all’estero ci sono gli alimentari con 205 milioni (+14,9% rispetto al 2020), i prodotti del comparto moda con 19 milioni (+5,2%), il legno-arredo con 24 milioni (+5,1%) e altri prodotti di altre imprese manifatturiere (occhiali, gioielli, ecc) con 14milioni (+2,9%). Crollo verticale, al contrario, per il metallifero che in ogni caso ha esportato per 213milioni di euro ma che ha subito una contrazione del 41,6% a causa del mancato arrivo di materie prime o semilavorati dall’estero.
«I dati confermano come le esportazioni delle Pmi manifatturiere sarde vadano oltre il conflitto in Ucraina, il post Covid, le restrizioni e le difficoltà che le imprese vivono da più di 3 anni – commenta la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai – ma questo non è sufficiente affinché la “spinta” al sistema economico regionale sia duratura. Serve finanziare le missioni all’estero, iniziative innovative per accompagnare sui mercati internazionali l’artigianato e le piccole imprese, nonché una forte azione del Governo per calmierare il prezzo dell’energia e trovare una soluzione all’impennata dei costi delle materie prime e alla loro scarsità. E bisogna prendere anche esempio dall’azione sinergica di imprese, Associazioni di Categoria e Regione per portare le realtà imprenditoriali oltre confine – continua Lai – come recentemente è accaduto quando Confartigianato Nuoro Ogliastra portò 12 imprese agroalimentari del nuorese e dell’Ogliastra alla conquista dei mercati di Russia e Azerbaijan, facendo conoscere pane, dolci, vini e liquori, formaggi, bottarga e conserve facendoli conoscere a buyer, ristoratori, catene di distribuzione e giornalisti».
Confartigianato Sardegna ricorda che negli ultimi dati disponibili del 2021 siano solo 633 le aziende sarde che hanno piazzato i propri prodotti all’estero. Appena lo 0,6% delle attività imprenditoriali isolane ha intrapreso rapporti commerciali con l’Europa e il resto del mondo, classificando la Sardegna al quart’ultimo posto in Italia tra le regioni esportatrici. «Purtroppo le aziende sarde che esportano sono troppo poche - sottolinea Daniele Serra, segretario regionale di Confartigianato - e i numeri posizionano l’isola in fondo alla classifica nazionale. Auspichiamo che leimprese e le istituzioni lavorino insieme per far crescere i numeri delle realtà che vogliono puntare sui mercati esteri e accrescere il proprio giro d’affari. Un valido strumento è senza dubbio la figura del digital temporary export manager, che va ulteriormente rafforzata poiché consente di non caricare costi strutturali sulle piccole imprese e può rappresentare un’interfaccia formativo per risorse interne all’azienda – conclude Serra – perchè è importante consentire alle Mpi di camminare sulle proprie gambe, anche per approfittare delle occasioni offerte dall’incremento del commercio digitale».