La Nuova Sardegna

La manifestazione

Protesta per il Moby Prince al viaggio inaugurale del Fantasy

di Andrea Massidda
Protesta per il Moby Prince al viaggio inaugurale del Fantasy

Sabato 17 l’attracco a Olbia ci saranno i familiari delle vittime. «Sarà un presidio pacifico per rivendicare la verità sulla tragedia del 1991» 

11 giugno 2023
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Sassari L’assordante clamore mediatico per il viaggio inaugurale della Moby Fantasy – la nave-traghetto più grande del mondo e nuova ammiraglia della flotta della famiglia Onorato che alle 22 di venerdì prossimo salperà dal porto di Livorno per raggiungere dopo otto ore e mezzo di navigazione lo scalo marittimo di Olbia – stride dannatamente con il silenzio calato negli anni sulla tragedia che il 10 aprile del 1991 si consumò a bordo della Moby Prince, dove dopo una collisione con la petroliera Agip Abruzzo persero la vita 140 persone tra passeggeri ed equipaggio. Ne sono convinti i familiari delle vittime, che insoddisfatti della verità sinora emersa nelle sedi giudiziarie, proprio la mattina di sabato 17 giugno manifesteranno pacificamente sulla banchina dell’Isola Bianca per sottolineare quelle che a loro avviso sono le tante anomalie nella ricostruzione dei fatti e i dubbi emersi durante le indagini, sia delle procure sia parlamentari.

Il silenzio di Onorato I familiari delle vittime dicono che presidieranno il molo di Olbia anche per ribadire la totale assenza di solidarietà ricevuta da parte degli armatori sin da quando è avvenuta la tragedia. «Dagli Onorato, che pure hanno perso 65 dipendenti, mai una parola di conforto, mai una presenza alle manifestazioni che abbiamo organizzato in ricordo dei nostri cari, mai un appello affinché si andasse più a fondo nell’inchiesta», spiega Sergio Romboni, dell’Associazione “10 Aprile”, il cui attuale presidente è Luchino Chessa, figlio del comandante della Moby Prince, scomparso nell’incidente insieme alla moglie, proprio nell’ultimo viaggio prima della pensione. «Colpisce – commenta amareggiato Chessa – che le foto delle 140 vittime da noi inviate al Comune di Olbia affinché fossero esposte in municipio, non siano mai state messe in mostra».

Magliette rosse «Assisteremo all’attracco della nave senza fiatare e tanto meno disturbarne le operazioni, ma semplicemente indossando la nostra maglietta rossa con su scritto “Io sono la 141^ vittima”», assicura Claudia Sattaro, che quella maledetta sera di 32 anni fa perse ben nove persone tra parenti e amici, tutti in viaggio verso la Sardegna per celebrare il suo matrimonio. «Vorrei che fosse chiaro – precisa Claudia – che noi familiari delle vittime non siamo affatto contro i dipendenti della compagnia di navigazione. Pretendiamo soltanto che si faccia luce sulle reali cause e i veri responsabili del disastro, perché anche se è passato tanto tempo noi non ci arrenderemo. Vogliamo ottenere la verità completa».

Il ricordo di Angelo Oggi ricorre anche l’anniversario della morte di Angelo Chessa, anche lui figlio del comandante della nave, scomparso un anno fa dopo aver passato metà della sua esistenza a ricercare tutta la verità sulla tragedia.
 

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