La Nuova Sardegna

Il caso

Oristano, l’incubo della guardia medica: “Disumano il turno da 24 ore”

di Luigi Soriga
Oristano, l’incubo della guardia medica: “Disumano il turno da 24 ore”

Fuga dall’ambulatorio: 23 euro lordi e un medico per 40mila utenti

14 settembre 2023
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Sassari Prima di parlare di guardie mediche, è bene sempre evidenziare un aspetto: 23 euro lordi di retribuzione ad ora. Questa deve essere il punto di partenza, perché al di là della vocazione, dello spirito di sacrificio e del romanticismo di trincea, ogni lavoro acquista peso specifico anche sulla base di quanto vale in soldoni. I medici non se la passano bene, e ciò che è successo da poco a Oristano è la punta di un iceberg di una professione sempre più bistrattata e al centro di un grande esodo. È accaduto questo: l’Asl numero 5 sceglie di dirottare alcuni medici di guardia medica per far servizio nel carcere. I medici convenzionati non ci stanno: esposto alla Procura della Repubblica, dopodiché a fine agosto di 9 medici su 12 del punto di continuità assistenziale di Oristano rassegnano le dimissioni. Ne restano 3 operativi, ma poi due vanno in malattia. Resiste un solo sanitario, come quegli irriducibili combattenti che restano a presidiare il fortino.

«In verità ho appena capitolato – racconta il dottor Gualtiero Falorni – proprio ieri ho presentato anche io le dimissioni. La situazione era diventata insostenibile. Gestire in tre il lavoro di 12, non solo è pericoloso per il medico, ma può diventarlo anche per i pazienti. Io faccio il dentista, ma prestare servizio nella continuità assistenziale mi ha sempre affascinato. A patto però che si riesca a garantire la qualità della prestazione. Abbiamo un bacino di 40mila utenti, molti senza medico di base, per i quali la guardia medica è diventato un riferimento. Ci occupiamo delle case di riposo, veniamo mobilitati se richiesto un tso. Insomma, le incombenze sono tante e in tre è impossibile coprirle». In queste condizioni estreme, con l’organico ridotto all’osso, al dottor Gianfranco Mura è toccato un turno di 24 ore consecutive: «Non mi era mai capitato e posso garantire che è disumano – dice – anche io, come gli altri colleghi, ho deciso di rinunciare al servizio e di dimettermi. Quello che manca, da parte dell’Asl, è il rispetto delle persone. Veniamo trattati come garzoni di bottega, ai quali ordinare quello che si deve e non si deve fare, e dai quali pretendere turni impossibili». Per avere un’idea di una giornata trascorsa in guardia medica da singolo, basti pensare a un dato: «Ci dovrebbe essere un medico di guardia medica ogni 5mila abitanti, qui il rapporto è 1 a 40mila. Stare da soli nel presidio significa dover rispondere alle telefonate, aprire la porta a chi bussa, fare assistenza ambulatoriale e infine eseguire le visite a domicilio. Siamo essere umani, e tutto questo è davvero insostenibile».

La situazione, con la cronica carenza di medici e con la fuga dalle specialità sottopagate, è destinata solo a peggiorare: «L’Asl dovrebbe capire la direzione pericolosa verso cui si sta andando, e invece di provare a fare il colpo gobbo, risparmiando sulla pelle dei medici di guardia medica, in un tira e molla che non giova a nessuno, dovrebbe cercare di migliorare le condizioni di lavoro. Ne va della sopravvivenza del punto di continuità assistenziale di Oristano. Vediamo che succederà a novembre».

Ed è proprio sulla disorganizzazione da parte dei vertici della sanità che punta il dito la dottoressa Paola Correddu. «Siamo in pochi, saremo sempre di meno, e c’è una corsa al pensionamento. E pensare che quello del medico di guardia medica, quando ho iniziato, era un posto molto ambito. Invece in questo scenario di estinzione l’Asl che fa? Ci mette del suo complicando le cose. Esempio: l’Azienda sanitaria ha mai censito con precisione il personale di cui dispone? E dove c’è carenza ha mai pensato di reclutare subito dei medici titolari e affidare loro le 36 ore settimanali?».

Altro esempio: «Pochi medici sono disposti a prestare servizio ambulatoriale nelle sedi disagiate. A 23 euro lordi l’ora e senza adeguati rimborsi chilometrici, non conviene catapultarsi in un paesino sperduto. Ecco, per ovviare a questa lacuna, perché non offrire degli incentivi? Magari da 23 euro a 60 euro lordi per chi si presta ad operare in piccoli centri difficili da raggiungere?».

E infine: «Mi viene in mente il caso di Alghero: in estate guardia medica aperta solo due volte alla settimana, il lunedì e il venerdì dalle 10 alle 22. Questo con una densità di popolazione più che raddoppiata. Perché nessuno ha pensato di contattarci e chiederci se eravamo disponibili a lavorare per coprire almeno 3 o 4 giornate di continuità assistenziale? Ecco questo intendo per disorganizzazione, che non fa altro che aumentare inefficienze e disagi della sanità».

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