La Nuova Sardegna

Tribunale

Video porno taroccati con il volto di Giorgia Meloni, a giudizio per diffamazione padre e figlio sassaresi

di Nadia Cossu
Video porno taroccati con il volto di Giorgia Meloni, a giudizio per diffamazione padre e figlio sassaresi

La presidente del Consiglio si è costituita parte civile

23 ottobre 2023
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Sassari «Pubblicazioni di spiccata volgarità» così aveva definito il pubblico ministero Maria Paola Asara – nel decreto di citazione a giudizio emesso lo scorso luglio nei confronti di due sassaresi – alcuni video pornografici apparsi sul sito internet americano www.xhamaster.com.

Protagonista della “performance”, a sua insaputa, era l’attuale presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni «che veniva ritratta nuda – si legge nel capo d’imputazione – intenta ad avere rapporti sessuali con diversi uomini, nonché in condotte di autoerotismo, in alcuni casi accompagnate da scritte altamente diffamatorie». O meglio: il volto era suo ma non il corpo. Perché qualcuno avrebbe artefatto il video sostituendo il viso della vera attrice con quello della Meloni.

Ieri mattina la premier si è costituita parte civile nel processo contro i due imputati di diffamazione – padre e figlio, rispettivamente di 73 e 40 anni – tutelata dall’avvocata Maria Giulia Marongiu, del foro di Cagliari.

A maggio del 2020, quando quelle immagini avevano iniziato a circolare, erano partite le indagini (che avevano coinvolto una rete internazionale di investigatori) e dagli Stati Uniti erano approdate fino a Sassari. Si era risaliti al nickname dell’utente che per l’accusa avrebbe messo in rete «foto, videomontaggi e manipolazioni grafiche – è scritto nel capo d’imputazione – dalle sembianze inequivocabilmente riferibili alla persona di Giorgia Meloni, offendendone la reputazione». La rete telefonica dalla quale partiva la connessione internet di quell’utente risultava intestata proprio agli imputati.

Secondo gli inquirenti padre e figlio avevano utilizzato la tecnica del deepfake per colpire l’allora leader di Fratelli d’Italia. Quelle immagini erano finite in giro per il mondo per poi essere pubblicate nel sito erotico americano, raggiungendo milioni di visualizzazioni. All’identificazione dei due sassaresi la polizia postale era arrivata dopo la prima fase dell’operazione internazionale di polizia giudiziaria che aveva permesso di individuare l’utente del sito americano che aveva caricato i video incriminati. Uno degli imputati, il 40enne, era risultato essere anche un abile grafico informatico e infatti una delle ipotesi investigative è che fosse stato lui a svolgere il ruolo principale nella realizzazione dei video diffamatori.

A quel punto era scattata la perquisizione – eseguita dagli agenti della polizia postale e delle comunicazioni di Sassari – durante la quale erano stati raccolti “ulteriori elementi di riscontro”, attività che si era conclusa con il sequestro dei dispositivi informatici. C’è da aggiungere che per gli investigatori non era stata proprio una sorpresa l’identità degli imputati. I loro nomi erano infatti già comparsi in un’altra indagine svolta sempre dal personale della polizia postale di Sassari che li vedeva responsabili di diffamazione e minaccia a mezzo social network ai danni del titolare di un locale di ristorazione a Sassari. Oltre alla diffamazione nei confronti del nostro giornale La Nuova Sardegna.

Ieri mattina il giudice Paolo Bulla ha rinviato il processo a marzo dell’anno prossimo. L’udienza si terrà davanti al giudice Monia Adami.

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