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Turismo

Lo splendore, la crisi e l’abbandono: ecco il cimitero dei vecchi alberghi in rovina

di Roberto Petretto
Lo splendore, la crisi e l’abbandono: ecco il cimitero dei vecchi alberghi in rovina

Sono almeno una ventina sparsi in diverse zone dell’isola

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Sassari Ce ne sono alcuni adagiati a pochi metri dalla spiaggia, altri in mezzo agli alberi di monti e colline. Altri ancora in luoghi dove la scarsa vocazione turistica era evidente. In Comune hanno due cose: sono degli alberghi o villaggi turistici e sono da tempo (chi più chi meno) in stato di abbandono. In Sardegna, da nord a sud, queste strutture fantasma sono lì come esempi di fallite ambizioni turistiche o di maldestri tentativi di un’entità pubblica che cercava di indossare le vesti dell’imprenditore privato.

Per alcuni di questi ruderi viene spontaneo chiedersi a chi possa essere saltato in mente di andare a costruire in luoghi impervi e isolati, mentre per altri vale il discorso opposto. Ovvero: com’è possibile che di quelle strutture a due passi dal mare almeno la volumetria disponibile non possa avere suscitato l’interesse di qualche imprenditore? C’è da dire che non sempre questo interesse è mancato.

E il caso della vecchia colonia marina di Funtanazza, nel territorio di Arbus, che per un certo periodo è stata al centro di un progetto di recupero, ristrutturazione e rilancio da parte di una società legata a Renato Soru. Poi però sono arrivati i “no” della politica e non se n’è fatto nulla. Il rudere della vecchia colonia è ancora lì. Posizione invidiabile vanta anche l’hotel Turas di Bosa, situato sulla scogliera nell’omonima località.

Costruito nei primi anni ‘60 dalla Regione attraverso l’Esit (Ente sardo industrie turistiche) visse un periodo di splendore, conobbe la decadenza e alcuni tentativi di privatizzazione mai andati a buon fine. Ora è poco più di un rudere inutilizzate. E cosa dire dell’Hotel Caprile a Olbia, adagiato sulla sabbia della Baia del Sole? Qui c’è chi ancora ricorda un bel periodo di successo, con feste e mondanità, poi il tramonto e l’abbandono, con tanto di ordinanze di interdizione. Ma l’elenco delle strutture abbandonate è lungo. Sempre restando a due passi dal mare c’è l’Hotel Su Pallosu nella marina di San Vero Milis.

O l’immenso Villaggio Portu Maga in Costa Verde

E ancora il Green Park di Porto Rotondo (acquistato ad aprile da un gruppo immobiliare), il villaggio di Capo Sperone a Sant’Antioco. Dell’Hermitage, che da un’altura si affaccia sul mare di Tinnari si dice che sia stato rovinato dall’essere troppo esposto al vento di maestrale. Cosa ha sbagliato chi aveva lanciato queste inziative? Cosa non ha funzionato? I motivi del fallimento sono vari: problemi economici, gestioni lacunoe, collocazioni infelici, contenziosi. Discorso a parte meritano le strutture dell’interno. Fa tristezza pensare allo Sporting club Monte Spada. Ma c’è anche tutto il capitolo degli ex hotel Esit. Quello sull’Ortobene (a settembre è stato affidato l’incarico per un progetto di recupero), quello di Tonara o quello di San Leonardo di Santu Lussurgiu.

Non mancano esempi in città: il Turritania a Sassari (per il quale esiste un progetto di recupero ma on come hotel) e il Mediterraneo a Cagliari (un cantiere interrotto da anni).

E gli imprenditori sempre a caccia di volumetrie perché non mostrano interesse per queste strutture? Prova a dare una risposta Paolo Manca presidente di Federalberghi: «Posizioni forzate, dimensioni troppo piccole, stato di abbandono: per cimentarsi in una operazione di recupero servirebbe qualcuno che abbia veramente voglia di investire. Ma quando si mette mano a una struttura alberghiera si devono mettere in conto investimenti importanti con profili di ritorno molto lunghi. In alcuni casi meglio sarebbe meglio rifare tutto da zero, avere davanti un tavolo pulito». Possibile non ci sia qualcosa di appetibile? «Ci sono realtà interessanti, ma un grosso ostacolo è causato dalle incertezze burocratiche: magari ci sono vincoli, non sai quando ti viene consegnato, quali regole devi rispettare. Insomma,, c’è una maglia di restrizioni che disincentiva».

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