Piero Marras conquista con i suoi “Poetas” il cuore del Gremio dei sardi di Roma
Da Peppino Mereu ad Antonino Mura Ena e Montanaru: grande entusiasmo e forti emozioni attorno al nuovo progetto artistico del cantautore
Roma Piero Marras, con la forza autorevole e riconosciuta della sua musica e del suo canto sostiene la validità e vitalità della poesia in sardo in tutte le sue varianti: che sono una risorsa, sottolinea, e non certo una condanna. Introdotto dal presidente del Gremio dei sardi di Roma, Antonio Maria Masia, il cantautore ha presentato, in una sala Italia-UnAR gremita, che gli ha tributato lunghi e sentiti applausi, il suo nuovo progetto artistico in fase di realizzazione: “Poetas”.
Ha dato veste musicale e cantato, accompagnandosi con il pianoforte, le poesie da lui scelte di alcuni poeti sardi, i cui testi sono stati da lui comunicati e spiegati al pubblico presente in italiano, al fine di renderli comprensibili anche ai non sardofoni e dimostrare l’alto valore della poesia sarda in grado di “competere” con autorevolezza e dignità con le altre poesie regionali ed anche con la poesia italiana. Peppino Mereu, Antoninu Mura Ena, Montanaru e altri... possono ben dialogare per contenuti e forma con Leopardi, Pascoli, Carducci e altri... afferma con passione e competenza Piero Marras.
Poesia, quella in sardo, che rivestita di musica, suoni e armonia è in grado di arrivare in maniera ancora più efficace e duratura a tutti, in particolare ai giovani, in grado di incuriosirli e di attrarli alla conoscenza della loro terra e dei suoi artisti. «E così – racconta Antonio Maria Masia –, ci ha raccontato e cantato, incantandoci ed emozionandoci, le gioie e le sofferenze dell’amore nei versi in gallurese straordinari e attualissimi del sacerdote Don Baingio Pes con “Non si poni resistì”, il profumo magico e irresistibile della natura sarda con “Su nuscu ‘e s’armidda” in logudorese di Paolo Pillonca. E ancora con “Bae Luna cantone de pache e de amore” di Frantzischinu Satta nella variante barbaricina per comunicare una Nuoro struggente e le sue atmosfere; con “Pintadera”, in campidanese, di Anna Cristina Serra i contenuti del pane che si coniugano con l’amore per la propria terra madre». «Forte e commovente – sottolinea ancora Masia –, il grido di dolore universale del padre che il destino crudele costringe a sopravvivere al figlio nei versi in logudorese, “In s’ora chi su sole intrad’in mare (a Pietro”) del sottoscritto, e il sogno dell’emigrato in terra straniera che per ultimo desidera il riposo finale nella sua Sardegna nei versi in logudorese, “S’ultimu disizu de un’emigradu” di Antonio Manca. Ancora due splendide poesie capolavoro che si trasformano in due formidabili canzoni grazie alla musica ed alla voce di Piero: “Jeo no ippo torero” di Antoninu Mura Ena e “Sa ninna nanna de Antoni’Istene” di Antioco Casula noto Montanaru. Non poteva mancare per chiudere l’incontro, all’insegna della gioia e dell’entusiasmo che ha trascinato i presenti nell’accompagnare con il battimano e la voce, l’ulteriore esibizione di Piero in alcune delle sue più note canzoni sui suoi testi (il cantautore è anche un poeta lui stesso di versi bellissimi in italiano e in sardo): “Si Deus cheret”, “Il figlio del Re”, “Una serata in rima (diglielo tu Maria)”, “Ardia”, “Trumas”, e “Mera Manna”, con quel coinvolgente e irresistibile ritornello Rundinedda, rundinedda... che ancora ci ronza in mente».