La Nuova Sardegna

La tragedia

Orafo ucciso dal figlio, la comunità di Arzachena chiede scusa alla vittima: «Non abbiamo saputo aiutarti»

di Tiziana Simula
Orafo ucciso dal figlio, la comunità di Arzachena chiede scusa alla vittima: «Non abbiamo saputo aiutarti»

Dolore e rabbia per il delitto con al centro Giovanni Fresi, 58 anni, assassinato da Michele, 27enne

28 dicembre 2023
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Arzachena Le macchie di sangue sul marciapiede non sono andate via, nonostante sia stato lavato più volte, ieri mattina 28 dicembre. Quasi un segno per rimarcare che cancellare questo dolore sarà molto difficile per tutta la comunità. «Sono ancora incredulo di fronte a quanto avvenuto ad Arzachena – dice il sindaco Roberto Ragnedda – . Sono sconvolto, così come lo è l’intera comunità, che si è svegliata con la tragica notizia della violenta morte di un compaesano, un amico. Ora possiamo solo manifestare la nostra vicinanza alla famiglia ed esprimere tutto il nostro cordoglio, proclamando il lutto cittadino nella giornata che le autorità stabiliranno per i funerali, così che tutti gli arzachenesi abbiano la possibilità di restare accanto ai familiari».

«Una tragedia inimmaginabile, che ci ha lasciati senza parole e con il cuore pesante», si legge in un post del Consorzio Costa Smeralda. Che annuncia che sospenderà «tutti gli eventi programmati in questi giorni del “Natale a Porto Cervo”. Il mercatino rimarrà aperto per i visitatori, ma senza musica né spettacoli. È un gesto di rispetto e vicinanza alle famiglie e alla comunità di Arzachena, la nostra comunità».

Ad Arzachena c’è dolore, incredulità. Ma anche molta rabbia. Perché in tanti dicono che questa tragedia si poteva evitare. Perché dei problemi e dell’instabilità di Michele sapevano tutti: gli stessi arzachenesi, così come anche le istituzioni. Un modo per aiutare Giovanni a salvare suo figlio e a salvare se stesso, doveva esserci.

Sul web corrono veloci le denunce di parenti e amici dell’orafo ucciso. Scrive Daniela Filigheddu, cugina del povero Giovanni. «Il dolore più grande è che questa tragedia poteva essere evitata. Tutti erano a conoscenza della tossicità e instabilità di Michele e se le istituzioni che sono “persone umane” avessero usato il buon senso civico oltre alle regole istituzionali... Anche le persone rimaste chiuse in casa che hanno sentito le urla disumane potevano contribuire a salvare la vita a Giovanni, perché lui questo contributo lo ha sempre dato per i sui concittadini, amici e parenti. Il mio augurio e che tutti, nessuno escluso, ci prendiamo la responsabilità di quanto accaduto, risvegliandoci le coscienze e ritornando all’ unione e alla collaborazione, con rispetto reciproco, che erano i principi e i valori dominanti della nostra comunità! Giovanni ti chiedo umilmente scusa e perdono a nome di tutta la comunità per esserci dimenticati il coraggio, l’altruismo, la protezione e la collaborazione e la fratellanza».

«La colpa è di tutte le autorità e di tutti gli enti che hanno lasciato questo padre da solo a “combattere” con i problemi di un figlio che non si poteva salvare se non con misure drastiche. Quando qualcuno inizia a diventare pericoloso bisogna intervenire, non chiudere gli occhi...», scrive una ragazza di Arzachena. Tantissimi i messaggi di cordoglio pubblicati sui social per ricordare Giovanni Fresi, un animo gentile sempre pronto a correre in aiuto del figlio

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