La Nuova Sardegna

Il caso

Beniamino Zuncheddu, assolto dopo 33 anni di carcere

Beniamino Zuncheddu, assolto dopo 33 anni di carcere

La Corte d’appello di Roma: è estraneo alla strage di Sinnai. Il pastore di Burcei: «È la fine di un incubo». La sentenza accolta da grida e applausi

26 gennaio 2024
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Roma Assolto dopo quasi 33 anni di carcere. Incubo finito per Beniamino Zuncheddu, il pastore di Burcei all’ergastolo per la strage del Sinnai, avvenuta nel gennaio 1991 e in cui persero la vita tre persone e una quarta rimase gravemente ferita. I giudici della IV sezione della corte d’appello di Roma lo hanno assolto con formula piena, per non aver commesso il fatto, all’esito del processo di revisione. Così come aveva chiesto il procuratore generale, Francesco Piantoni, nel suo intervento. Zuncheddu, per oltre 32 anni in carcere torna con la sentenza di ieri in libertà. Un verdetto, dopo una camera di consiglio durata diverse ore, che è stato accolto con emozione e un applauso scrosciante dai tanti presenti in aula, moltissimi arrivati dalla Sardegna. In aula lo stesso Beniamino Zuncheddu per il quale i giudici capitolini, il 25 novembre scorso, avevano sospeso la pena facendolo tornare in libertà.

«Dopo l’assoluzione per me è la fine di un incubo». È stato il commento, tra lacrime e singhiozzi, tra gli applausi dei sostenitori del 59enne dopo la pronuncia della sentenza di assoluzione con formula piena da parte dei giudici. La Corte d’appello ha dunque accolto le richieste del Procuratore generale, che aveva chiesto l’assoluzione nei confronti di Zuncheddu, mettendo al centro del suo discorso la credibilità di Luigi Pinna, unico superstite della strage in cui furono uccisi a colpi di fucile, all’interno di un ovile, Gesuino Fadda, 56 anni, il figlio Giuseppe, di 24 anni e Ignazio Pusceddu, 55enne, che lavorava alle dipendenze dei due. «Trent’anni con le menzogne», ha esordito il Pg, Francesco Piantoni, nella sua requisitoria.

Nel faccia a faccia, del 12 dicembre tra Luigi Pinna, teste fondamentale che allora accusò Zuncheddu e il poliziotto Mario Uda sono emerse delle discordanze. «L’agente di polizia che conduceva le indagini, prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati mi mostrò la foto di Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui». Il poliziotto si difese dicendo: «Non ho fatto vedere nessuna foto. Sono veramente arrabbiato per tutto quello che mi sta piovendo addosso». Pinna - ha detto ancora il magistrato - ha spiegato di «aver sbagliato a dare ascolto alla persona sbagliata». Il magistrato ha poi ricordato, sul punto, come le «intercettazioni abbiano detto tutto» quello che non si è saputo per tanto tempo.

Gli unici dati certi di quanto accadde l’8 gennaio 1991 nell’ovile di Cuile is Coccus sono la morte di tre pastori: Gesuino Fadda, suo figlio Giuseppe e Ignazio Pusceddu. Il genero di Fadda, proprio Luigi Pinna, diventò nel breve volgere di alcune settimane il superteste dell’accusa. A questo punto l’altra certezza è che Beniamino Zuncheddu è non solo innocente, ma assolutamente estraneo ai fatti.
 

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