Nell'isola la rivolta dei trattori si allarga alla pesca
Alla protesta del comparto agro-pastorale si aggiunge quella delle marinerie. Anche un sardo nella delegazione verso Sanremo, domani in centinaia a Roma
Cagliari Con l’ormai quotidiana marcia dei trattori nelle strade del centro città e il presidio a oltranza all’ingresso del porto commerciale, prosegue a Cagliari la protesta di agricoltori e pastori – e ora, per il comparto ittico, anche dei piccoli armatori – in rivolta contro le imposizioni da parte dell'Unione europea sul tipo e la quantità (a volte pari a zero) dei prodotti da coltivare, ma anche contro il ritardo nei pagamenti dei sussidi e l’esagerata burocrazia dettata sempre da Bruxelles, con i costi di fertilizzanti e mangimi diventati insostenibili.
Marinerie sarde La novità di questa battaglia che, partita dall’Olanda e da Parigi, si sta estendendo a macchia d’olio in tutto il continente europeo, sono ormai all’ordine dell giorno . Ad esempio, ora alla protesta di agricoltori e pastori si sono unite anche le marinerie isolane. Ad annunciarlo è Marco Giordano, presidente regionale dell'Associazione armatori e motopescherecci sardi. «Anche noi del settore ittico siamo vessati dalle leggi europee – spiega –, l’ultimo caso è quello della cosiddetta “quota gambero” che impone un tetto alla pesca del crostaceo. Solo che mentre noi ci fermiamo al limite fissato dall’Unione europea, le barche tunisine continuino a pescarlo nelle acque comuni e a venderlo nei nostri mercati. Assurdo».
Gli applausi di Roma Nel frattempo, in attesa della manifestazione nazionale in programma domani a Roma, una delegazione del movimento agro-pastorale isolano ha già raggiunto i colleghi di tutto il resto d’Italia in un punto di riunione allestito sulla Nomentana, nella parte oltre il Grande raccordo anulare. Nonostante i comprensibili disagi creati al traffico della capitale, i manifestanti a bordo di centinaia di trattori sono stati accolti con applausi, clacson, grida e l’Inno di Mameli, segno che le ragioni della contestazione stanno facendo breccia nell’opinione pubblica. Particolare che conferma anche Roberto Gai, allevatore di Desulo. «Anche quando attraversiamo le vie di Cagliari – racconta – percepiamo molta solidarietà». Pronto a partire per Roma Andrea Piscedda, serricoltore di Capoterra. «Dalla Sardegna – rivela – saremo più di cento, non di più, perché è importante che non si abbandoni il presidio dell’isola: stiamo lottando per il futuro delle nostre aziende, dei nostri figli, ma anche di tutti i cittadini europei».
Verso Sanremo Ma nei prossimi giorni la protesta del mondo agro-pastorale andrà in scena anche su un nuovo palcoscenico, in questo momento il più importante d’Italia, almeno per quanto riguarda la visibilità: quello del Teatro Ariston di Sanremo, dove è in pieno corso il festival della canzone italiana. Così, un’altra delegazione composta da quattro lavoratori delle campagne – tra loro anche il sardo Fabio Pitzalis, dell’organizzazione “Riscatto Agricolo” – proprio ieri notte ha raggiunto la città con l’obiettivo di illustrare brevemente in eurovisione (e in diretta) i motivi della mobilitazione.
Data da decidere Il giorno prescelto potrebbe essere domani, ma non è escluso che alla fine si opti per sabato, quando si svolgerà la finale del concorso e l’audience (già altissimo) sarà ancora più elevato. «La data esatta non la conosciamo neanche noi – spiega lo stesso Pitzalis contattato ieri sera dalla Nuova Sardegna al telefono –, al momento siamo in attesa che la questura di Imperia ci rilasci le autorizzazioni a partecipare. Certo – continua il portavoce degli agricoltori – non stiamo salendo sul palco con il sorriso, come ci sarebbe piaciuto fare, ma per raccontare a quanta più gente possibile come queste politiche comunitarie ci stiano mettendo in ginocchio».