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Asili nido: cento milioni per aumentare i posti, ma 300 Comuni sono ancora a secco

Asili nido: cento milioni per aumentare i posti, ma 300 Comuni sono ancora a secco

Un aiuto per le famiglie dell’isola, anche se c’è stato un taglio ai fondi del Pnrr

14 marzo 2024
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Sassari Sono 81 i Comuni sardi che hanno visto finanziati i propri progetti per la realizzazione o la ristrutturazione di asili nido. Gli altri 296, almeno per ora, sono a secco: nessun progetto per migliorare le condizioni degli stabili in cui ospitare i piccoli compaesani o per costruirne di nuovi. È quanto risulta dalla mappa aggiornata delle strutture finanziate dal Pnrr pubblicata dal Sole 24 ore e della piattaforma di monitoraggio civico Monithon. Gli ultimi dati disponibili sono quelli del mese di dicembre 2023 e, come spiegano gli esperti di Monithon, «riflettono i recenti tagli effettuati dal governo: il target Pnrr al 2025 passa infatti da 264.000 a circa 150.000 nuovi posti negli asili».

Agli 81 Comuni a cui è stato assegnato il finanziamento andranno complessivamente quasi 105 milioni di euro.

I numeri più consistenti sono quelli del Sud Sardegna che con 29 Comuni finanziati mette insieme quasi 31 milioni. Subito dopo c’è la provincia di Sassari, con 22 comuni e una cifra complessiva che sfiora i 30 milioni. A seguire Nuoro con 17 Comuni e poco più di 16 milioni. Meno progetti per la provincia di Cagliari, ma con uno stanziamento complessivo superiore rispetto a quella di Nuoro: 6 Comuni interessati e quasi 18 milioni di importo complessivo. Infine Oristano con 7 Comuni e 9 milioni e mezzo di finanziamenti.

Secondo l’Istat alla fine del 2020 in Italia i bambini di età compresa fra 0 e 2 anni erano quasi 654mila, ma erano attivi solo 350.670 posti negli asili nido. Di questi il 49 per cento si trovava in strutture pubbliche.

L’obiettivo originario della misura M4C1-18 del Piano nazionale di ripresa e resilienza era quello di raggiungere il target di copertura del 33 per cento (ovvero il rapporto posti disponibili/bambini 0-2 anni).

La cifra, comunque non trascurabile, che arriverà ai Comuni sardi che hanno presentato progetti, non ribalterà la situazione complessiva e, soprattutto, non darà quell’impulso decisivo alla lotta alla denatalità, allo spopolamento, e quel sostegno all’occupazione femminile che erano (e sono ancora) tra gli obiettivi dell’intervento europeo.

Alcuni Comuni si sono distinti per la ricchezza di proposte. Quello di Capoterra, ad esempio, ha presentato ben quattro progetti, conquistando l’assegnazione di quasi sei milioni e mezzo. Importo simile per Uta con 2 progetti e 6 milioni e 700mila euro. In provincia di Sassari si distingue il Comune capoluogo, con due progetti (demolizione e ricostruzione dell'asilo nido di via Fais per 2 milioni e 376mila; creazione del polo dell’infanzia in via Quasimodo per 3 milioni) e una media di 2.695 euro stanziati per ciascuno dei 1.995 bambini della fascia di età tra 0 e 2 anni.

Bene anche Olbia con due progetti e 3 milioni e 567mila euro di finanziamenti per una media di 2.840 per bambino.

Brillante, in provincia di Oristano, il Comune di Cabras con ben tre progetti finanziati per un importo complessivo di quasi quattro milioni e una media per bambino veramente importante: ben 27mila euro per ciascuno dei 147 bambini che hanno l’età presa in considerazione.

Chi non è compreso in questo elenco potrebbe entrarci in una fase successiva, anche se la coperta si è un po’ ristretta. I primi bandi prevedano un impegno finanziario di quattro miliardi e 600 milioni, serviti a finanziare 2.550 progetti in 2mila Comuni italiani. Ristrutturazioni e nuove costruzioni, ma comunque tutti con la previsione di creare nuovi posti. Una parte di questi progetti, però non sarà più finanziabile con i fondi del Pnrr: a giugno dello scorso anno la Missione 4, quella che prevede gli interventi sugli asili nido, è stata modificata perché la Commissione europea ha considerato inammissibili alcune spese. Il taglio, secondo il Governo «sarà comunque recuperato mediante nuovi avvisi e decreti di riparto, tuttora in corso, per continuare a investire in questo settore strategico».

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