La Nuova Sardegna

L’attentato

Il sindaco di Ottana Franco Saba: «Sono deluso, il paese non merita questo»

di Kety Sanna
Il sindaco di Ottana Franco Saba: «Sono deluso, il paese non merita questo»

Il primo cittadino spiega che non ci sono situazioni di malessere note

17 marzo 2024
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Ottana «Sono sorpreso, credevo che avessero sbagliato. Sono deluso. Ottana in questo periodo non merita questo. Nessuna avvisaglia, nessuna protesta, non ci sono state segnalazioni di alcun tipo. È stata davvero una doccia fredda per noi». Franco Saba eletto sindaco di Ottana la prima volta nel 2015, quando subentrò all’uscente Gian Paolo Marras, si ripresentò con una lista nel 2020 superando il quorum. Ieri mattina era ancora scosso all’indomani dell’attentato che ha devastato il palazzo comunale. Dopo una notte a parlare con gli inquirenti e poi con i suoi collaboratori, non è riuscito a trovare un nesso tra l’attività amministrativa e l’azione degli attentatori.

«Nessuna minaccia in questo periodo, nessun segnale che possa riportare a un’azione di questa entità. A Ottana stanno lavorano quasi tutti – ha tenuto a sottolineare –. Abbiamo un cantiere e una graduatoria di sole 30 persone. Qualche anno fa erano 250 i disoccupati, oggi sono oltre 200 in meno e qualcuno percepisce pure il reddito di cittadinanza. Nessuna situazione di malessere, dunque, almeno segnalata. Tutte quelle che abbiamo ricevuto abbiamo cercato di risolverle».

Prima di ricevere la visita del prefetto, Saba ha scambiato qualche battuta con i componenti della sua giunta e poi ha continuato: «La nostra risposta di fronte a un’azione come questa è continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto. A Ottana siamo 2.200 anime e chi ha compiuto questo gesto non deve considerarsi parte integrante di questa comunità, che continua a lavorare per andare avanti. Noi proseguiremo la nostra strada amministrando il paese. Se qualcuno ha qualcosa da dire si presenti senza problemi».

La delusione per il primo cittadino è stata davvero grande. «Abbiamo trascorso Natale, la festa di Sant’Antonio e Carnevale in totale tranquillità e oggi ci troviamo davanti a un attentato così grave, a dir poco ingiustificabile. Abbiamo lavorato bene. In altri tempi, quando scoppiavano le bombe, c’era la sala consiliare occupata dai tanti che chiedevano un posto di lavoro. Non dico che si stia tutti bene, ma certamente in ambito lavorativo abbiamo fatto tanto. In due anni abbiamo prodotto più di quanto fatto in tutti gli anni precedenti. Oggi in paese si respira un’altra aria – ha sottolineato il sindaco quasi a voler cancellare il boato della notte scorsa –. Abbiamo un ufficio tecnico attivissimo, dove non c’è una pratica edilizia ferma».

Riflettendo a voce alta e guardando il palazzo sventrato, il primo cittadino ha continuato a cercare una motivazione a un attentato così pesante. «Sono in amministrazione da 12 anni e conosco la mia comunità, e tutto ciò che ruota attorno a questo paese. Un attentato come questo può essere giustificato solo da un malumore grande, non può essere qualcosa di poco. Ma non riesco ad immaginare cosa possa esserci dietro – ha detto – visto il materiale e la tecnica utilizzata dagli attentatori». La piana di Ottana lanciata all’inizio degli anni Settanta come polo industriale rivoluzionario, visse un vero e proprio boom occupazionale, finendo poi per trasformarsi in una catena di fallimenti, licenziamenti e chiusure che hanno generato un malessere profondo per la fame di lavoro, e per l’incertezza nel futuro. Un malessere che in tutto questo tempo è spesso esploso all’improvviso, rabbioso e ingiustificato proprio contro il simbolo delle istituzioni più vicino ai cittadini.

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