La Nuova Sardegna

20 milioni di anni fa

Dai Mammut nani ai Megalodonti, i misteri della Sardegna preistorica

di Luigi Soriga
Dai Mammut nani ai Megalodonti, i misteri della Sardegna preistorica

Grazie ai fossili il paleontologo Daniel Zoboli racconta il passato sui social

08 aprile 2024
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Sassari La Sardegna preistorica ha ancora tanto da raccontare. È una terra primordiale, con le rocce fossilifere più antiche d’Italia. Parliamo di reperti che risalgono a oltre mezzo miliardo di anni fa. Infatti l’Arthropleura armata era un gigantesco parente estinto degli attuali millepiedi, solo che poteva raggiungere i 2,5 metri di lunghezza. Un frammento della sua corazza è rimasto sepolto sotto la pelle dell’isola per oltre 300 milioni di anni, fino a quando l’erosione naturale ha fatto riemergere nel sito di San Giorgio (Iglesias) questo suggestivo passato. A ripercorrerlo, fossile dopo fossile, è il paleontologo Daniel Zoboli, 41 anni, di Carbonia, docente di Museologia Naturalistica all’Università di Cagliari, e divulgatore attraverso la pagina Facebook “Animali e piante fossili della Sardegna”, con oltre 16mila followers.

Come dobbiamo immaginare la Sardegna nella preistoria?

«Era molto diversa da oggi. Innanzitutto possiamo parlare per certi versi di Sardegna non prima di 20 milioni di anni fa, quando dalla “paleo-Europa”, cioè dalle aree oggi bagnate dal Mediterraneo di Francia e Spagna, si sono allontanate la Sardegna e la Corsica. I confini e la fisionomia dell’antica Sardegna erano però differenti: siamo in una fase di grandi sconvolgimenti tettonici, con diverse aree che si erano ribassate rispetto ad altre, e più che un’unica grande isola avevamo più probabilmente a che fare con una sorta di arcipelago. C’era una sorta di “131 marina”, che tagliava a metà la Sardegna collegando virtualmente Sassari e Cagliari. Le rocce di origine marina e i fossili ritrovati lungo quella direttrice, testimoniano questo antico canale marino

Com’era il mare 15 milioni di anni fa?

«Le acque erano sicuramente più calde rispetto a oggi, paragonabili a quelle tropicali. Erano popolate da cetacei, da balene e delfini, non troppo diversi da quelli attuali. E poi da tartarughe che somigliano alle caretta caretta, e a mammiferi marini come i lamantini».

E grandi predatori?

«A Cagliari sono stati rinvenuti denti di squalo di 15 centimetri di lunghezza che appartenevano al megalodonte, un predatore che poteva probabilmente raggiungere la lunghezza di 20 metri. Non era l’antenato dello squalo bianco, anche se la dentatura potrebbe suggerirne la parentela (per confronto il dente di uno squalo attuale però misura al massimo 3-4 centimetri). Si cibava di tutto, dai pesci grossi alle piccole balene».

Nella terra ferma invece chi si poteva incontrare?

«La Sardegna, in quanto isola generalmente non popolata da grandi predatori, aveva questa caratteristica. Le dimensioni degli animali, rispetto a quelle del continente, potevano talvolta “invertirsi”. Per cui vi era la tendenza al gigantismo insulare in alcuni piccoli roditori: alcuni di essi, come il Pireddamys e il Sardomys del Miocene erano grandi come conigli o nutrie. Dall’altro versante, altre specie che in diverse latitudini erano imponenti, come i mammut di quattro metri di altezza, in Sardegna erano caratterizzati dal cosiddetto nanismo insulare, e misuravano circa un metro e mezzo alla spalla. Poi c’erano grandi coccodrilli, anche di cinque metri di lunghezza».

Dinosauri? Non pervenuti?

«Sono convinto che ci fossero anche loro, e prima o poi i resti spunteranno. Per un paleontologo sarebbe un sogno fare un simile ritrovamento».

Parliamo invece dei nostri antenati.

«A Perfugas dei manufatti di selce farebbero pensare alla presenza umana già a partire da 300mila anni fa. Però non ci sono fossili a confermare quella datazione. Il primo frammento di una falange risale invece a 20mila anni fa, ed è stato ritrovato nella grotta Corbeddu del Comune di Oliena. Il clima era decisamente più rigido, e quell’Homo sapiens poteva cacciare il Prolagus sardus (la lepre), il Cervo megacero, e una lontra gigante che raggiungeva anche i due metri».


 

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