La Nuova Sardegna

Il dibattito etico

Legge 194, Alessandra Todde: «In Sardegna non sarà calpestato il corpo delle donne»

Una manifestazione in difesa della legge 194
Una manifestazione in difesa della legge 194

La presidente della Regione sull’emendamento di Fdi che prevede l’ingresso delle associazioni pro-vita nei consultori

19 aprile 2024
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Cagliari «In Sardegna non permetteremo che venga calpestato il corpo delle donne». La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, non usa giri di parole per commentare l’emendamento alla legge 194 proposto da Fdi e approvato dalla maggioranza. Intervistata nella trasmissione Otto e mezzo su La 7, Todde ha detto. «La domanda che mi faccio è: se c'è già l'applicazione della legge 194, perché proporre un emendamento? Perché cercare di modificare la legge? Quello che trovo inaccettabile e che mi preoccupa è che si continui a rifiutare il fatto che le donne possano decidere del proprio corpo, decidere in un momento così delicato cosa fare della propria vita. Mi sembrano tentativi continui di negare che le donne possano decidere del proprio futuro, della maternità e del loro destino. Dal mio punto di vista questo è inaccettabile. Mi auguro che i consultori svolgano la loro funzione. Noi consentiremo alle donne di esercitare il loro diritto così come dev'essere fatto. In Sardegna non permetteremo venga calpestato il corpo delle donne»

L’emendamento voluto da Fratelli d’Italia al decreto Pnrr e blindato dalla maggioranza prevede l’ingresso delle associazioni pro-vita (o pro life) nei consultori pubblici. Nel testo si legge che nell’organizzazione dei servizi dei consultori le Regioni possono avvalersi «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità». Il Pd ha presentato un ordine del giorno con cui chiedeva al Governo l’impegno a non compromettere la piena attuazione della legge 194 «affinché non venga ristretto o ridotto il diritto delle donne ad avere accesso alla garanzia dell’interruzione volontaria di gravidanza». Quindici deputati della Lega si sono astenuti in aula alla Camera. L’esecutivo aveva dato parere negativo. 

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