La Nuova Sardegna

Vertice

Sanità, l’allarme di Alessandra Todde: «Rischio commissariamento»

di Umberto Aime
Sanità, l’allarme di Alessandra Todde: «Rischio commissariamento»

La presidente: dal ministero dubbi sugli ultimi bilanci trasmessi dalle Asl. E nel 2022 la Regione non avrebbe inviato i risultati sugli standard minimi

14 maggio 2024
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Cagliari La minaccia, o promessa che sia, è rimbalzata dai Palazzi del Governo. La sanità sarda rischierebbe di essere commissariata dallo Stato, anche se poi non è chiaro come vorrebbe farlo, visto che dal 2006 sono i sardi a pagarsela per intero. Sono due i ministeri che avrebbero messo sotto osservazione la Sardegna «canaglia», o dichiarata presunta tale. Di sicuro qualcosa di simile sarebbe stato comunicato, o lasciato intendere, alla presidente della Regione, Alessandra Todde, in una delle sue ultime missioni politiche nella Capitale. Dopo un vertice di maggioranza, in Consiglio regionale, la stessa Todde ha fatto sapere: «Quella del commissariamento è comunque un’ipotesi che cercheremo di scongiurare in ogni caso, proprio perché siamo una Regione su cui ricade l’intera spesa sanitaria».

Bilanci fantasma Il primo ministero ad aver sollevato più di un dubbio sul sistema Sardegna sarebbe stato quello dell’economia e delle finanze. Quale sarebbe la contestazione? Negli ultimi due anni, stando a quanto riferito dai vertici della contabilità nazionale, le Asl sarde avrebbero accumulato ritardi su ritardi nell’approvare e poi trasmettere i bilanci alla Regione e allo stesso ministero del tesoro. Quindi, in estrema sintesi, nessuno (o quasi nessuno) conoscerebbe con certezza il costo reale della sanità da La Maddalena fino a Carloforte. Forse costa troppo, intorno ai 4 miliardi e 600mila euro, com’è scritto nelle ultime Finanziarie della Regione, ed è anche possibile che finora quegli stessi miliardi siano stati spesi male: è così, oppure no? È un mistero, per il Governo, che teme – in estrema sintesi – un brusco passaggio da un possibile deficit, semmai ancora controllabile, a una voragine nei conti delle Asl. È proprio questo il motivo per cui avrebbe lanciato l’allarme in uno degli incontri con la presidente della Regione.

Report fantasma A sua volta, il ministero della salute, avrebbe segnalato un secondo buco nero nella gestione del sistema Sardegna. Sempre dal 2022 – stando a questo secondo atto d’accusa – le Asl non avrebbero più inviato all’Agenzia nazionale che verifica la qualità della sanità nelle Regioni, l’Agenas,– i risultati ottenuti «nell’essere riuscite, oppure non essere riuscite, centrare gli standard minimi di quantità e qualità nei servizi sanitari». Sono i Livelli essenziali di assistenza, conosciuti come i Lea, che dovrebbero essere gli stessi dal Trentino alla Sardegna. Ma che poi in realtà non lo sono per nulla, com’è confermato dalle tabelle pubblicate da Agenas, quelle dove la Sardegna era ancora presente. Su oltre un centinaio di indicatori, infatti, finora la sanità regionale è scivolata per lo più nella zona rossa. È quella, ad esempio, in cui le chirurgie ortopediche non rispetterebbero i tempi previsti per gli interventi al femore nei pazienti anziani, oppure a quelle cardiologiche non sarebbero tempestive nelle terapie in caso di infarti e ictus. Secondo l’Agenzia, in sostanza, senza avere più sottomano i report aggiornati, sarebbe impossibile, valutare lo stato dell’arte, la qualità, del sistema sanitario regionale. È anche questo secondo allarme sarebbe stato comunicato alla presidente Todde.

Lo scenario Con questi atti d’accusa sulle spalle, a questo punto, potrebbe davvero scattare l’azzeramento degli attuali vertici (nominati dal centrodestra) delle Aziende sanitarie, ospedaliere e universitarie. Perché se confermate dai fatti, le omissioni contestate potrebbero rientrare – stando alla Cassazione – «fra i gravi motivi» per la revoca degli incarichi ai direttori generali, ma questo è un aspetto, tecnico e politico allo stesso tempo, che la giunta Todde non ha ancora deciso come e se affrontare.
 

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