La Nuova Sardegna

L'emergenza

Siccità, Baronia in ginocchio: «Colleghiamo subito l’invaso del Liscia»

di Federico Spano
Siccità, Baronia in ginocchio: «Colleghiamo subito l’invaso del Liscia»

Gli allevatori e gli agricoltori sono disperati: «Con l’arrivo dei turisti situazione fuori controllo»

22 giugno 2024
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Sassari La disperazione ha i colori del giallo dell’erba secca, del marrone sbiadito dei terreni asciutti e del verde dell’ultima acqua rimasta nell’invaso. La disperazione ha il suono delle voci degli agricoltori e degli allevatori della Baronia, che hanno perso tutti i raccolti, dagli orti agli erbai per il foraggio, e per abbeverare il bestiame devono aspettare le autobotti della Protezione Civile e dell’Agenzia Forestas.

Non piove da mesi, l’invaso del Maccheronis è quasi a secco e la situazione, nei territori di Siniscola, Torpè, Posada e Budoni, è ormai disperata. A lanciare l’allarme, ma soprattutto a rivolgere un appello alla Regione e all’assessore all’Agricoltura Gianfranco Satta, è il sindaco di Torpè, Martino Sanna. Un quadro già terribile, che è destinato a peggiorare nelle prossime settimane, con l’arrivo di decine di migliaia di turisti. «Le autobotti potranno essere incrementate – afferma Martino Sanna –, ma non reggeranno per tutta l’emergenza. Oltre a installare dissalatori per alimentare l’invaso del Maccheronis, serve una condotta lampo per collegare il nostro lago con quello del Liscia o del Cedrino».

Quella che stanno vivendo gli agricoltori e gli allevatori della Baronia è una crisi senza precedenti, che colpisce allo stesso modo e con la stessa potenza distruttrice le grandi aziende e le piccole realtà.

«La situazione è tragica – racconta Pietro Demurtas, uno dei titolari dell’agriturismo Guparza – sono anni che investiamo nel verde, per rendere sempre più ospitale per i turisti la nostra azienda, che conta una quindicina di stanze. Vedere le condizioni in cui è ridotto il prato, ormai completamente giallo e vedere come si sono ridotte le piante, è difficile da digerire. Stiamo tenendo duro, mantenendo aperta la struttura ricettiva e sperando che possa cambiare qualcosa».

Ciò che non potrà cambiare e che ormai è compromesso, è il lavoro nel settore prettamente agricolo e dell’allevamento. «Tutto quello che abbiamo seminato è perduto – spiega Pietro Demurtas –, dalle foraggere al grano turco. Non abbiamo più nulla. Avendo anche concimato poco prima delle restrizioni idriche, i terreni si sono letteralmente bruciati. Il concime in assenza d’acqua ha avvelenato i terreni. A breve saremo anche costretti a ridurre il carico del nostro bestiame. Attualmente abbiamo 10 vacche, 25 scrofe e 200 pecore. Il consorzio di bonifica ci fornice l’acqua per poter abbeverare gli animali. Abbiamo due vecchi pozzi nei nostri terreni, ma non hanno acqua a sufficienza, abbiamo anche provato a scavarne di nuovi, ma i terreni sono asciutti in profondità».

L’azienda di Posada dà lavoro a dodici persone, oltre alla famiglia dei proprietari. «Ci chiediamo perché non siano mai stati realizzati i collegamenti tra gli invasi – si domanda Demurtas –. Avrebbero dovuto innalzare la barriera del Maccheronis, per aumentarne la capacità, ma non l’hanno mai fatto. E servirebbe anche costruire nuove dighe». Sono tutti interventi che richiedono tempo, anni, e gli allevatori della Baronia e della Bassa Gallura il tempo a disposizione lo hanno esaurito.

«Con le autobotti riusciamo ad abbeverare il bestiame dal lunedì al venerdì – spiega Mundeddu Farina, allevatore di Torpè che ha circa 100 pecore –. Il fine settimana prendiamo l’acqua direttamente in paese, dai tre bocchettoni collegati al Maccheronis, messi a disposizione dal consorzio di bonifica. In campagna ho installato una piccola cisterna e cerco di andare avanti. La fienagione è andata malissimo, perché le restrizioni sono iniziare il 7 febbraio. Dovrò spendere per il fieno e non sono sicuro che riusciremo a superare l’estate. Soprattutto perché a breve arriveranno migliaia di turisti. Al momento stringiamo i denti, ma servono soluzioni immediate».

Le stesse soluzioni che chiedono a gran voce il sindaco di Torpè e tutto il mondo agropastorale della Baronia.

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