Paulilatino, l'ultimo saluto ai giovani motociclisti morti: «È il dolore di una comunità»
Il paese si è fermato per il funerale dei ragazzi deceduti nello schianto sulla strada per Ula Tirso. L’arcivescovo: «Una tragedia che ci coinvolge tutti e ci deve fare riflettere»
inviato a Paulilatino Davanti a un bar le sedie sono poggiate sui tavolini. Vuote. Le serrande sono abbassate, il paese rispetta il lutto cittadino proclamato dal sindaco per tutta la giornata di ieri e si raduna dentro la chiesa o nel piazzale. Don Simon Pedro celebra il rito funebre a Paulilatino e volge lo sguardo verso Gadoni, altro paese in cui è stato proclamato il lutto cittadino e dove sino a qualche tempo fa ha amministrato la comunità parrocchiale. Il suo pensiero, davanti ai feretri di Mario Sedda e Roberto Daga va anche a Giovanni Melis, alla sua famiglia e al dolore che travolge anche Neoneli, paese di origine della compagna di quest’ultimo.
Prima di arrivare alla parrocchia di San Teodoro Martire, quasi tutto il paese si era messo in fila seguendo l’invito della consulta giovanile, dalla cui sede il corteo accompagnato dal sacerdote ha mosso i suoi primi passi. Erano tanti e sono prima andati a bussare a casa di Roberto Daga. Da qui, come se non si volessero separare le storie dei due amici, hanno camminato sino a casa di Mario Sedda e da qui ancora verso la chiesa. Ad accogliere le due bare c’erano tante altre persone e molti motociclisti che hanno schierato le loro moto nel sagrato come se formassero una squadra. Le hanno tenute spente sino alla fine della messa, poi, tra lacrime e dolore, hanno indossato tute e caschi prima di accenderle e farle rombare. In sottofondo le campane continuavano a scandire, con lentezza, il momento dell’uscita dei due feretri.
Non è stato solo un funerale, è stato un momento in cui la comunità di Paulilatino si è abbracciata di fronte alla morte. In chiesa, prima della benedizione, il sindaco Domenico Gallus aveva parlato proprio a nome di quella comunità che, in diciannove anni da guida amministrativa, mai aveva chiamato al lutto cittadino. Tanto forte è stato il dolore che l’arcivescovo di Oristano, che amministra anche le comunità di Gadoni e Abbasanta oltre quella di Paulilatino, ha voluto essere presente con un suo messaggio: «Carissimi don Simon Pedro, don Fabio e padre Paolo, la tragedia che ha colpito le tre comunità coinvolge tutta l’arcidiocesi arborense e ci spinge a pregare con ancora maggiore forza per l’anima di questi giovani entusiasti e desiderosi di vita, ma anche per le famiglie e i paesi che li piangono con immenso dolore. Come Pastore di questa Chiesa locale seguo con particolare vicinanza questa drammatica vicenda da Trieste, impegnato nella Settimana Sociale dei Cattolici Italiani con il Santo Padre. Vi chiedo di trasmettere la mia vicinanza, quella del clero, dei religiosi e delle religiose e dell’intero popolo di Dio ai familiari e a tutte le vostre comunità che soffrono per la perdita di Roberto, Mario e Giovanni. Il Signore della vita li accolga nella sua pace e doni a tutti la forza che nasce dalla fede in Colui che ha vinto la morte per sempre».
Intanto la strada della tragedia, ieri, sarebbe sembrata quella di un giorno qualunque. Non c’erano più i detriti dello schianto, ripuliti con calma dopo la fine degli accertamenti affidati ai carabinieri. C’era però una grande macchia di grigio scurissimo che partiva dal ciglio della carreggiata per estendersi lungo diversi ettari di oliveti e lecceti, bruciati proprio dall’incendio innescato dal carburante uscito da una delle moto negli attimi successivi allo schianto. Anche quella è una ferita che si rimarginerà col tempo, ma per ora è lì a ricordare a tutti le tre croci.