Uno su 100mila: le star si spesero a favore del piccolo Giovanni Andrea
Nel 2015 un tam tam che coinvolse Zola, Elisa, Finardi, Tazenda. I genitori: «Un’ondata di affetto travolgente. Non ci siamo mai sentiti soli, l’amore di tutti ci dava forza»
Sassari La storia di Giovanni Andrea, nel 2015, ha lasciato il segno. «Ho sempre sostenuto che mio figlio è speciale sino al midollo – scherzava la madre Maria Fernanda Derudas – è riuscito a cambiare moltissime persone».
La corsa contro il tempo per salvare un bambino di 6 anni era diventata la missione di tutti. La foto di Giovanni che correva sulla bicicletta, di spalle, con delle ali per spiccare il volo, aveva fatto breccia nel cuore e nella sensibilità di migliaia di persone. In un solo giorno, l’1 febbraio 2015, a Sassari, si erano presentati 42 donatori di sangue.
La settimana successiva, nei locali dell’Avis, avevano bussato in 82, e il 22 febbraio le prenotazioni per le tipizzazioni erano già soldout, con 500 potenziali donatori in lista di attesa. Il tam tam per il piccolo rimbalzava sui social, la mobilitazione si era diffusa in tutta la Sardegna, ma anche nella Penisola e in diversi paesi del mondo. Messaggi dal Tennessee, dallo Utah, dalla Francia. L’appello per scovare quell’uno su 100mila faceva il giro del pianeta e i donatori diventavano un grande esercito.
«C’è stata tanta mobilitazione, abbiamo riattivato le tipizzazioni a Sassari, non si facevano da anni – racconta Andrea Chessa – La visibilità è stata così tanta che ci hanno scritto da tutto il mondo anche ricercatori dagli USA che ci dice vano di contattare il professor Locatelli, un luminare sui trapianti».E poi la cassa di risonanza degli artisti: «Molti hanno fatto dei post o dei video, da Elisa a Finardi ai Tazenda a Piero Marras ai Bertas a Francesco Piu, e anche tanti altri cantanti meno famosi, ma altrettanto preziosi alla causa. Poi chef Rubio, Roberto Piumini, Bianca Pitzorno, Slavatore Niffoi, Carlo Valle. Ma tanti e tanti altri e si sono mobilitanti anche vari musei, avevamo lanciato una challenge con ashtag #PlayPrayAct ».
La solidarietà per Giovanni Andrea fa breccia anche nel mondo dello sport: «La dinamo aveva organizzato un torneo di Slum Dunk sfidando altre squadre di serie A, andavano in campo con la scritta “un midollo per Giovanni Andrea” sulle magliette. Successe anche nella sfida con Brindisi. Anche la Torres aveva fatto una campagna di sensibilizzazione; Gianfranco Zola era venuto a trovarci in ospedale. Di sicuro ne sto dimenticando tantissimi, avevamo una pagina su FB ed un canale YouTube, ho oscurato tutto, ma ogni tanto ci riguardiamo i post, anche con Gió».
Un’ondata di affetto così travolgente e inaspettata, una iniezione di forza, di coraggio e speranza: «Non ci siamo mai sentiti soli, era come se sentissimo l’amore degli altri – dice Andrea Chessa – se me lo avessero raccontato non avrei mai potuto capire questo sentimento, era un po’ come dividere il dolore con gli altri. Come se tanti cuori fossero connessi da vasi comunicanti».