Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo ha un’anima sarda
Il comandante Giuseppe Lai è originario di Ozieri. A bordo altri diciannove dall’isola con vari ruoli e gradi
Sassari La voce al telefono arriva limpida e senza interruzioni, come se l’Amerigo Vespucci non fosse in navigazione nel mare delle Filippine, tra Tokio e Manila, a 11mila chilometri di distanza dall’Italia. Il capitano di vascello Giuseppe Lai, 48 anni, di Ozieri, da un anno è al comando di quella che è diventata un’icona dei mari. Con lui, a bordo, ci sono altri diciannove sardi, tra i quali due donne. Lo storico veliero e nave scuola della marina militare nel luglio del 2023 ha iniziato il tour mondiale, che in due anni lo porterà a visitare 31 paesi, toccando oltre 30 porti in cinque continenti. Dopo una sosta a Manila, nelle Filippine, il Vespucci sarà dal 4 al 7 ottobre a Darwin, in Australia.
Come si diventa comandanti della nave più bella e famosa del mondo? Che cosa significa per lei avere un ruolo così prestigioso?
«Per diventare comandante di Nave Amerigo Vespucci il percorso è lo stesso di tutti gli ufficiali di marina, si fa un concorso e si entra in accademia. Io l'ho fatto nel 1994, subito dopo la maturità scientifica. Ho seguito il mio percorso di crescita nella Marina Militare, assumendo negli anni diversi incarichi, che sono culminati adesso con quello di comando dell'Amerigo Vespucci. Il mio sogno era quello di girare il mondo come ufficiale di marina. Sono riuscito a realizzarlo con una occasione unica, su una nave di 93 anni, un veliero iconico, con un equipaggio che condivide con me l'emozione e la voglia di fare il giro del mondo. Non è una cosa che capita tutti i giorni».
Il 9 settembre compirà un anno esatto al comando della nave scuola. Celebrerà in qualche modo questo “compleanno”?
«Saremo in navigazione verso Manila, lo celebrerò in mare con la famiglia, intesa come equipaggio».
A bordo ci sono tanti sardi, sono 20, con vari ruoli e gradi. Si crea un legame particolare tra conterranei a bordo di una nave che sta per così tanti mesi lontano da casa?
«I legame si crea con tutti, perché sei comandante di tutto l'equipaggio che è unico. I legami regionali sono di unione e condivisione di tradizioni, mai di differenze e di separazione. Porti una bottiglia di mirto, la fai assaggiare ai tuoi colleghi sardi, la condividi anche con gli altri, si rafforza anche il senso di equipaggio. Ci son momenti in cui ti ritrovi con loro, si scambia una battuta, si parla dell'isola».
Di cosa si occupano i sardi a bordo?
«I sardi che abbiamo a bordo hanno impieghi svariati, abbiamo sardi tra i nocchieri, che si occupano di vele e manovre, sardi che si occupano delle macchine, abbiamo un fotografo sardo, l'ufficiale di rotta, l’unico tecnico informatico di bordo è sardo, l'aiutante di bordo che è anche un punto di riferimento per i marinai più giovani. I sardi sono una presenza a 360 gradi, una comunità bene inserita in tutti i settori».
L’Amerigo Vespucci sta facendo il giro del mondo, sta visitando paesi meravigliosi. Lei ha viaggiato tantissimo a bordo di diverse navi della marina militare. Molti sostengono che il mare della Sardegna sia il più bello in assoluto, lei cosa ne pensa? Quale è la sua spiaggia sarda preferita?
«Noi abbiamo un mare bello in Sardegna, un mare di cui andare fieri, profumato. La differenza è questa, il profumo di mirto ed elicriso che senti in Sardegna non lo trovi altrove. Ho visto il mare delle Galapagos, delle Hawaii o delle Bahamas. Viaggiare ti dà la possibilità di fare paragoni e noi abbiamo sicuramente un mare all'altezza del top a livello planetario. La spiaggia a cui sono più legato è La Cinta, a San Teodoro, ma in generale tutte le spiagge di quella zona. Sono le spiagge della mia infanzia, nella mia memoria sono cristallizzate agli anni Ottanta, quando ci andavo con i miei genitori, i miei zii, i miei cugini».
Voi passate lunghissimi periodi lontani da casa e dalle famiglie. A livello psicologico deve essere molto difficile. Come affrontate la nostalgia e la lontananza dai cari?
«La tecnologia ci aiuta a gestire la lontananza dai familiari, con gli strumenti social di oggi si riesce. La lontananza si gestisce facendo equipaggio, che è una seconda famiglia, è un mutuo sostegno. Ci sono i contatti con la famiglia, in qualche occasione ci vengono a trovare, o qualcuno dell'equipaggio capita che possa tornare a casa per un breve periodo. La famiglia stessa è un secondo equipaggio, perché ci sostiene da lontano. I nostri familiari fanno il giro del mondo con noi, sostenendoci».
Se potesse viaggiare nel tempo e potesse incontrare se stesso il giorno prima del suo ingresso in Marina, che consiglio si darebbe?
«Se potessi tornare indietro direi al me stesso più giovane di avere fiducia in me stesso di godermi ogni istante, di godermi ogni momento questa avventura».
Nel 1962 la portaerei americana Independence incrociò l’Amerigo Vespucci. E nelle comunicazioni via radio la definì la nave più bella del mondo. 60 anni dopo, nel 2022, un’altra portaerei americana incrocia la nave scuola italiana, via radio arriva questo messaggio: siete ancora la nave più bella del mondo! Le è mai capitato un episodio simile?
«Abbiamo avuto incontri con altre navi, anche Italiane, ma un fatto legato a questo episodio è avvenuto nella nostra tappa a Los Angeles. Un marinaio della Indipendence è venuto a bordo della Vespucci con la moglie. Sono stato chiamato dal corpo di guardia. L’uomo, ormai anziano, aveva con sé il libro con la foto originale scattata all'epoca. A distanza di 62 anni è tornato per vedere il Vespucci. Un momento molto semplice, ma carico di significato, di tradizioni marinare, di legami che vanno al di là delle generazioni. È voluto venire a bordo e salutarci, un momento molto bello, commovente».
La nave oltre alle vele ha anche i motori, in che occasioni usate le vele? Che condizioni meteo devono esserci?
«Quando ci sono le condizioni di vento favorevole apriamo le vele, hanno una loro funzione di condotta della navigazione e inoltre caratterizzano la bellezza del Vespucci. In base alle andature usiamo quelle che servono, per esempio con andature di poppa o di lasco, quando il vento viene da prora o dal traverso non si usano le vele quadre, ma solo quelle di taglio per stabilizzare la nave. Le abbiamo usate ora affrontando la coda di un tifone in Giappone, abbiamo preso il mare al mascone, la prora sinistra, usando le vele di taglio per stabilizzarci, riducendo il beccheggio. In questo modo le vele hanno la funzione di una deriva, che tende a stabilizzare lo scafo».
Nel vostro lunghissimo viaggio state attraversando vari fusi orari. Come regolate gli orologi a bordo? La nave viaggia molto più lentamente degli aerei, esiste un effetto simile al jet-lag?
«Il jet-lag non c'è, hai una giornata di 25 ore ogni cinque giorni. Il cambio d’ora si assorbe bene, viene diluito nei cambi guardia. Da questo punto di vista il cambio data nella navigazione da Honolulu a Tokyo è stato il più significativo, quando siamo passati dall'essere a -14 ore dall'Italia a essere a più 10 ore, di fatto saltando un intero giorno».
Qual è l’accoglienza che ricevete nei vari porti nel vostro giro intorno al globo?
«L'accoglienza nei porti è sempre calorosa, strepitosa, la nave stimola tanta curiosità, entusiasmo, in particolare dai bambini, letteralmente impazziscono. C'è tanto affetto, tanto stupore per un simbolo dell'Italia».
La Vespucci è ambasciatrice del Made in Italy e delle eccellenze italiane in giro per il mondo, grazie anche al Villaggio Italia. Ci può spiegare di cosa si tratta e quale è stata l’accoglienza fino a Tokyo?
«Il villaggio Italia ci accompagna in molte delle soste, è un mini expo itinerante, che il ministro della Difesa Crosetto ha voluto, enfatizzando il viaggio del Vespucci coinvolgendo 11 dicasteri, si tratta di uno strumento che amplifica il messaggio del Vespucci promuovendo le eccellenze dell'Italia, dalla cultura all'enograstronomia, cinema, design, musica. Abbiamo avuto decine di migliaia di visitatori, a Tokyo, 25mila visitatori e bordo e oltre 63mila per il villaggio Italia. Il tutto in soli cinque giorni».
Quali sono le sue passioni? Cosa le piace fare nel tempo libero?
«Mi piace molto viaggiare con mia moglie, anche quando non navigo, è qualcosa che mi affascina, vedere cose nuove. Conoscere culture diverse. Mi piace molto cucinare, lo considero un veicolo di cultura e di incontro tra culture. Anche durante il giro del mondo la cosa che mi piace fare di più è gustare la cucina del posto. Scoprire gli ingredienti».
Quale è la cucina preferita a bordo?
«A bordo mangiamo molto italiano, è una cucina che piace, è una fonte di benessere per l'equipaggio, mangiare italiano ti fa sentire vicino a casa. Non possiamo portare tutte le cose da casa, capita di fare la spesa nei vari posti e comprare qualcosa di più tipico, frutta, verdura, pesci. Uno dei piatti regionali sardi che vengono preparati a bordo, è la fregula con i frutti di mare».
Un tema che sta molto a cuore ai giovani è quello dell’ambiente. Come sono le condizioni del mare che state incontrando? Avete notato zone inquinate, magari per la presenza di isole di plastica?
«Non abbiamo incontrato isole di plastica, piuttosto ci è capitato di incrociare molti tratti di mare incontaminati, come alle Galapagos, in Patagonia, nell'atlantico e nel pacifico. Abbiamo visto tanti animali marini, balene, tartarughe di mare, delfini, pinguini: è prevalso l'aspetto positivo della natura. Siamo speranzosi, abbiamo trovato un mare sano».