Voleva rapire Gianfranco Zola: «Magic Box sorrise e saltò il sequestro»
Fabrizio Maiello intendeva chiedere il riscatto di 250 milioni. Poi l’incontro con il campione di Oliena e il cambio di vita
Cabras Da giovane promessa del calcio a criminale, fino alla rinascita: questa è la storia di Fabrizio Maiello. Nato nel 1963 a Limbiate, da una famiglia di emigrati napoletani, cresce a Cesano Maderno con una forte passione per il calcio. Giocava come numero 10 nelle giovanili del Monza, con il sogno della Serie A, tanto da guadagnarsi il soprannome di "il brasiliano" per la sua tecnica sopraffina. Tuttavia, a 17 anni, un grave infortunio al ginocchio durante una partita interrompe bruscamente il suo sogno.
Dopo il tragico verdetto medico che gli impedisce di continuare la carriera calcistica, Fabrizio si lascia trascinare dalla rabbia e comincia a frequentare cattive compagnie, finendo più volte in carcere e negli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) in condizioni disumane. Nel 1994, durante un periodo di latitanza, organizza insieme ad altri criminali un tentativo di rapire Gianfranco Zola, chiedendo un riscatto di 250 milioni di lire. Ma l'incontro con il campione cambia il corso della sua vita. Quando Maiello si avvicina a Zola con la pistola, lo sguardo e il sorriso del calciatore lo disarmano: invece di compiere il sequestro, gli chiede un autografo, segnando così l'inizio della sua rinascita.
Dopo quell'episodio, Fabrizio inizia a prendersi cura di un altro internato in gravi condizioni e si dedica al palleggio nel cortile dell'Opg, stabilendo record straordinari. Nel 2005 esce dal carcere e si dedica alla promozione della legalità. Insieme alla professoressa Franca Guarreffa, scrive la sua biografia "Nel carcere dei matti delinquenti" e diventa testimonial in progetti educativi, portando il suo messaggio di riscatto nelle scuole e nelle carceri minorili. Recentemente, ha incontrato nuovamente Zola e ha visto realizzato un docufilm che racconta la sua incredibile vicenda. (p.c)