La Nuova Sardegna

Sanità

Spese mediche fuori controllo, un terzo dei sardi è tagliato fuori

Spese mediche fuori controllo, un terzo dei sardi è tagliato fuori

Fnp Cisl: «Le Asl rimborsino i costi per le visite che non possono garantire»

3 MINUTI DI LETTURA





Sassari Da una parte c’è la sanità pubblica che non riesce a uscire dal pantano delle liste d’attesa infinite (e in certi casi addirittura delle agende chiuse), con un Cup avaro di caselle libere in calendario se non a distanza di mesi dai tempi limite fissati dalle linee guida nazionali. Dall’altra c’è il privato, che chiaramente non fa beneficenza ma profitto, e si mette a fare il prezzo un po’ come gli pare. E così capita che una risonanza possa variare da 400 a 182 euro. In mezzo, come sempre, ci sono i cittadini, divisi tra quelli che possono pagare e quelli che restano senza cure perché non se le possono permettere.

È questa la situazione della sanità in Sardegna, sprofondata in un caos che genera ingiustizie paurose e anche dolorose. Il risultato è quello ripetutamente denunciato dai sindacati: a quasi un terzo della popolazione sarda è tolto il diritto alla salute. Sono, infatti, oltre 400 mila gli over 65, la maggior parte dei quali vive con una pensione media di poco superiore a 740 euro/mese, e 113 mila le famiglie povere (15% del totale), cioè non in grado di mantenere uno standard di vita medio.

«Persone che non rinunciano volontariamente, come impropriamente si dice, alle visite specialistiche, ma ne sono impedite dal caos esistente nella sanità sarda. La Sardegna sta diventando una terra dove a migliaia di cittadini è negato di fatto il diritto alla salute», spiegano dalla Fnp Cisl Sardegna.

«Da tempo abbiamo proposto una temporanea uscita di sicurezza – continuano dal sindacato – da attivare nell’isola tutte le volte che la Asl non riesce ad assicurare, entro il tempo massimo di garanzia previsto dalla classe di priorità indicata dal medico di famiglia, la “prima visita specialistica” o “la prima prestazione diagnostica”. In questi casi dovrà essere possibile rivolgersi presso uno degli ambulatori pubblici (regime intramoenia) o privati accreditati e contrattualizzati. Le spese, eccezion fatta per il ticket, dovranno essere a carico della Asl».

La soluzione, secondo il sindacato, è attuabile in tempi rapidi. «Per attuare questo sistema – continuano dalla Fnp Cisl – non è necessaria una legge, ma è sufficiente una delibera Asl, che potrebbe anche comprendere la seconda o terza visita specialistico diagnostica, quella che verifica l’efficacia della terapia adottata. Sull’emergenza sanità, Giunta e consiglio regionale si muovono con tempi, procedure e metodi da “ordinaria amministrazione”, senza rendersi conto che vita e salute sono la principale preoccupazione di ricchi e soprattutto di poveri. Questo per noi è inaccettabile e abbiamo già mobilitato gli iscritti».

Già nei giorni scorsi era stato lo stesso presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Sassari, Nicola Addis, a ricordare che in passato aveva proposto una sorta di piano Marshall per quegli esami che la sanità pubblica non riesce a coprire nell’arco di due mesi. Il piano consisteva, in sostanza, nel dare la possibilità al cittadino di poterli eseguire privatamente, ma con le spese rimborsate dalla propria Asl.

Primo piano
Le feste

Capodanno da capogiro nell'isola, business da 5 milioni di euro

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative