La Nuova Sardegna

In Europa

Settimana lavorativa corta, dall’Islanda al Belgio alla Spagna: dove c’è funziona

Settimana lavorativa corta, dall’Islanda al Belgio alla Spagna: dove c’è funziona

Il Governo in Danimarca sconsiglia di chiedere straordinari per non intaccare il tempo da dedicare alla vita privata

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Sassari In molti Paesi europei la settimana lavorativa corta è da tempo realtà, l’Italia invece è sinora rimasta a guardare, tra mille dubbi legati essenzialmente alla paura che la riduzione dei giorni lavorativi si traduca nella riduzione anche della produttività. Gli esempi che arrivano dall’estero, però, sono incoraggianti: la soluzione adottata ha infatti consentito un bilanciamento soddisfacente del tempo, diviso tra lavoro e vita privata. Senza compromettere il raggiungimento degli obiettivi aziendali, anzi in alcuni ottenendo miglioramento delle performance.

Uno dei primi Paesi a prendere l’iniziativa e tentare di ridurre da cinque a quattro le giornate lavorative settimanali è stato l’Islanda. Il test è stato effettuato tra il 2015 ed il 2019. In questo caso oltre alle giornate sono state tagliate anche le ore: da 40 a 36/35 ore (come attualmente in Italia). I risultati sono stati molto buoni: le imprese che hanno registrato una maggiore produttività e i dipendenti hanno confermato un miglioramento della qualità della vita. Al momento in Islanda l’86% popolazione attiva, attualmente, lavora 4 giorni alla settimana.

Il Belgio, invece, nel 2022 ha introdotto la “settimana corta”, ma senza tagliare le ore: l’idea è concentrarle in quattro giorni, con un periodo di prova di sei mesi.

La Spagna ha avviato un test triennale, nell’autunno del 2021, con l’obiettivo di ridurre a 32 ore su quattro giorni la settimana lavorativa. L’obiettivo è rendere la riduzione stabile.

In Danimarca la settimana lavorativa è distribuita su 5 giorni per 33 ore settimanali, ma chi vuole può scegliere di lavorare 4 giorni e questa scelta è in costante aumento. Ad ogni modo, in Danimarca sono sconsigliati gli straordinari e il Governo scoraggia le aziende dal richiederli ai dipendenti per non intaccare il tempo dedicato alla vita privata, alla propria famiglia.

La Germania ha avviato la sperimentazione nel febbraio 2024: durerà 6 mesi e coinvolgerà 45 aziende, con la settimana lavorativa di 4 giorni e stessa retribuzione.

Anche in altri Paesi, in Europa e in altri Continenti, l’orario lavorativo è stato ridotto con modalità differenti; per esempio in Gran Bretagna, Portogallo, Svezia, Nuova Zelanda, Giappone e Stati Uniti. La sperimentazione su 4 giorni è in corso anche in Francia.

Gli effetti Lavorare meno migliora la salute psico-fisica dei lavoratori e non reca danni alla produttività delle aziende: è questo il risultato degli studi eseguiti dove la sperimentazione è stata avviata e dove la riduzione della settimana lavorativa è già realtà. Il maggior tempo a disposizione permette di coniugare meglio le esigenze lavorative con quelle della vita privata, giovando alla serenità delle relazioni familiari e affettive e all’equilibrio del dipendente. Lo dimostra la riduzione delle assenze per malattia. Non ultimo, il beneficio negli equilibri familiari in relazione alla parità di genere: la possibilità di lavorare quattro giorni consente una suddivisione più equilibrata dei compiti domestici e delle cure dei figli. 

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