La Nuova Sardegna

L’inchiesta

Ecco come vini siciliani e pugliesi di scarsa qualità diventavano vermentino e cannonau

Ecco come vini siciliani e pugliesi di scarsa qualità diventavano vermentino e cannonau

Le indagini della Procura di Tempio appena concluse coinvolgono un’azienda del nord Sardegna

2 MINUTI DI LETTURA





Sassari La presunta frode del vermentino e del Cannonau, secondo la Procura di Tempio che ha avviato le indagini nel 2002, avveniva in questo modo. 

Un’azienda vitivinicola operante nel nord Sardegna, di cui non è stato reso noto il nome, attestava giacenze di vino superiori a quelle reali. In questo modo gonfiava le rese di uve prodotte per ettaro dei propri vigneti e/o simulando di acquistare da operatori sardi compiacenti uve e/o vino Doc e Docg. Successivamente venivano acquistati vini di scarsa qualità provenienti dalla Sicilia e dalla Puglia, che venivano trasferiti in Sardegna da una azienda specializzata nel trasporto di prodotti vitivinicoli, all’interno di cisterne sprovviste di documenti o accompagnate da dichiarazioni fittizie di parziale carico.

Il vino comune proveniente dal sud della Penisola, acquistato a basso prezzo, non veniva contabilizzato e veniva invece rivenduto, miscelato, come prodotto sardo Doc/Docg sfuso all’ingrosso o imbottigliato, per un valore decisamente superiore.

Gli accertamenti fatti in alcune aziende vitivinicole in Sardegna, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia, unite ad approfondite verifiche di natura fiscale, hanno anche permesso di appurare l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per circa 600.000 euro e l’indebita percezione di circa 441.000 euro derivante da elementi passivi fittizi indicati nella dichiarazione dei redditi.

Primo piano
L’indagine

Traffico di marijuana dall’Oristanese al Nuorese, nove arresti dopo il blitz ad Allai

di Enrico Carta
Le nostre iniziative