L’esperto: «Gioco d’azzardo e riciclaggio di denaro? Si punta con il codice fiscale, il sistema è controllato»
Alessandro Allara sul report di Isscon. A Pozzomaggiore 8mila euro pro capite per scommesse: «Dati stravolti e la Vpn non c’entra»
Sassari «È un report che avevo già visto e sta sollevando un po’ di discussioni», sostiene Alessandro Allara, esperto di gioco online. Si riferisce allo studio pubblicato dalla fondazione Isscon con Federconsumatori e Cgil, “Il libro nero dell’azzardo”, dove emergono dati preoccupanti anche in Sardegna.
Nel 2023, la raccolta nell’isola del gioco d’azzardo, ossia la spesa totale delle giocate tra vincite e perdite, arriva a 3,7 miliardi di euro. Da addetto ai lavori, il primo campanello d’allarme che Allara vuole sminuire è quello sugli 8mila euro pro capite che in un anno sarebbero stati spesi a Pozzomaggiore, in totale più di 13 milioni di euro in tutto il paese, record sardo. «Questi picchi sono spiegabili: è sufficiente che ci sia anche solo un grosso giocatore, uno che lo fa di professione o che gioca grandi cifre».
La statistica di una persona, «o comunque di poche teste», influenzerebbe un’intera comunità. Un’ipotesi è quella degli accessi a internet con Vpn a reti nascoste e geolocalizzate in un luogo mentre ci si trova da tutt’altra parte. «No, sfatiamo subito questa cosa», replica Allara, romano, alle spalle un’esperienza ventennale e con ruoli di vertice in Lottomatica, Snai, Paddypower, Bwin, ora conduce il podcast “Confessioni di un bookmaker”. «I dati a cui si riferisce il report si basano su quelli dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, sono ufficiali e arrivano da Sogei (la società in house del ministero dell’Economia e delle Finanze che opera nella sicurezza informatica, ndr) che traccia il codice fiscale. Quando apri un conto di gioco su una piattaforma con un operatore legale devi mettere i tuoi dati e le giocate sono tracciate. Ma non vuol dire che ti trovi fisicamente in quel luogo. Il caso classico è il ragazzo nerd che gioca online e però anche se originario di un paese della Sardegna vive e si trova in realtà a Milano».
Le percentuali regionali di vittoria sono tanto alte, sfiorano il 95%. Ma l’esperto evidenzia: «I giochi online a differenza delle slot machine fisiche hanno un payout molto più alto (la percentuale che un gioco d'azzardo restituisce al giocatore quanto ha puntato, ndr) e i giocatori non giocano a caso, ma per esempio solo quando ci sono vincite di valore». Sull’ombra del riciclaggio di denaro sporco, grande tema sollevato dal report, Allara è scettico: «Nella grandissima maggioranza il gioco è un fenomeno legale, sottoposto al controllo». Ci sono scommesse o attività come il poker dove gli utenti fanno sia da banco che partecipanti: «Però qualcuno deve spiegarmi come si può far circolare il denaro all’oscuro della piattaforma... ci sono controlli rigidi sul “chip dumping”, cioè se perdo volutamente per passare i soldi a un’altra persona. Nel betting, può succedere se mi accordo su una scommessa: e i soldi o mi rientrano come vincita o entrano al gestore, ma è un mercato piccolissimo.
Se fosse una pratica diffusa, staremo parlando di un mercato molto più grande». Il gioco d’azzardo corre veloce: «Si può discutere sul ruolo del gioco nella società, quel che è certo è che è un’industria esposta ad attacchi gratuiti. La diffusione in crescita del gioco è un fatto fisiologico – così Alessandro Allara legge la situazione – perché l’Italia paga il ritardo nella diffusione della fibra e della rete 5G. Ora il gioco online cresce con le nuove generazioni, che non si sognano neanche di entrare in una sala slot». Ma scommettono in camera davanti al pc.