La Nuova Sardegna

Il racconto

Il ricordo di Vittoria Giua: «Mio figlio Antonio era distrutto, Papa Francesco gli ha dato forza»

di Massimo Sechi
Il ricordo di Vittoria Giua: «Mio figlio Antonio era distrutto, Papa Francesco gli ha dato forza»

La lettera scritta di getto e inviata, poi la risposta e l’invito in Vaticano

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Sassari «L’emozione dell’incontro con Papa Francesco, la sua sensibilità nell’aver voluto incontrarci dopo la mia lettera sono un qualcosa che non dimenticheremo mai». La storia raccontata da Vittoria Giua inizia con una semplice lettera, scritta di getto e imbucata. Siamo nel mese di maggio del 2013, Jorge Mario Bergoglio da soli due mesi era stato eletto al soglio pontificio.

«In quel periodo – racconta la sassarese Vittoria Giua – uno dei miei figli, Antonio, viveva un momento molto difficile. Stava facendo la riabilitazione dopo un gravissimo incidente che gli aveva fatto perdere l'uso delle gambe e si trovava in un centro specializzato in Emilia-Romagna. Lo avevo appena sentito al telefono, era molto triste perché gli mancava la sua famiglia, gli affetti. Allora, senza pensarci tanto ho avuto subito l'istinto di scrivere a Papa Francesco. Dal primo momento ho avuto la sensazione che fosse un uomo accogliente e gli ho semplicemente espresso il desiderio di incontrarlo, di poter avere una sua benedizione. Non ho neanche tenuto una copia di quella lettera».

Dopo un paio di settimane è arrivata una chiamata al numero fisso della famiglia Giua. «Aveva risposto proprio Antonio che da qualche giorno era rientrato a Sassari. Io non ero in casa e gli era stato detto che avrebbero richiamato in un altro momento. Non diede molto peso a quella chiamata e qualche giorno dopo, durante un pranzo in famiglia, si ricordò di quella persona con un accento straniero che mi aveva cercato. Io – racconta Vittoria Giua – ho capito subito che poteva trattarsi di una telefonata che arrivava da Città del Vaticano e di una risposta a quella richiesta di incontro. A quel punto mi sono commossa e ho raccontato alla mia famiglia della lettera che avevo inviato al Santo Padre».

In effetti era così, pochi giorni dopo il telefono squillò di nuovo. «Il Papa aveva letto quel che avevo scritto e aveva manifestato la volontà di incontrarci. Un po' ero sorpresa, perché avevo sempre pensato che per ottenere un'udienza col Pontefice fosse necessaria un'intercessione, però dall'altra parte nel mio cuore sapevo che quell'uomo avrebbe accolto il nostro desiderio». L'appuntamento è stato fissato per il 3 settembre del 2013 con un lettera inviata dal segretario personale del Papa Alfred Xuereb.

«Siamo stati invitati alla messa del mattino celebrata dal Papa. Gli altri due miei figli sono stati chiamati a servire la funzione. Al termine c'è stato l'incontro. Il Pontefice ha dato ad Antonio una benedizione speciale e a tutti noi ha regalato la sensazione forte di aver incontrato una persona che riusciva a guardare dentro chiunque avesse davanti. Lunedì, ascoltando la notizia della sua morte, è ritornata forte l'emozione di quel momento così intenso di 12 anni fa e ho ripensato a quella persona che in mezzo agli innumerevoli impegni legati al suo ruolo aveva trovato il modo e il tempo di rispondere e accettare una richiesta semplice. Per me – conclude Vittoria Giua – Papa Francesco è tutto in questo episodio: la sensibilità e l'apertura nei confronti di chiunque abbia avuto bisogno di lui, come è accaduto nei nostri confronti».

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