Monolocali da 20 metri quadri col Salva casa: il ministro Salvini contro il no della Sardegna
L’esponente leghista attacca la giunta Todde: «La norma nazionale pensata per giovani lavoratori, studenti e single»
Sassari Il Salva-casa in salsa sarda, una versione light del decreto nazionale, fa arrabbiare il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini. La giunta di Alessandra Todde ha deciso di mettere il freno a mano a quello che ha definito senza troppi giri di parole un “via libera a un tentativo di speculazione edilizia”. Il messaggio è chiaro: sì a semplificare la vita dei cittadini, no a trasformare i monolocali in moderni loculi abitativi. Ma il leader della Lega, da sempre poco in sintonia con la giunta a guida pentastellata non la pensa cosi. E sul no ai monolocali-loculi da 20 metri quadri, dice. «Tale scelta appare un errore strategico che rischia di penalizzare i cittadini sardi e di creare ingiustificate disparità territoriali. Il Ministero sottolinea come la norma nazionale non intenda promuovere “loculi” abitativi, ma fornire una risposta pragmatica e necessaria alla crescente domanda di alloggi flessibili e accessibili, soprattutto nei contesti urbani dove i costi immobiliari sono elevati, garantendo in ogni caso il rispetto delle stringenti condizioni previste dal legislatore nazionale a garanzia della sicurezza, dell'igiene e della salubrità degli edifici interessati. Secondo Salvini ridurre la misura minima dei monolocali da 28 a 20 metri quadri va incontro ai giovani. «Si tratta, in sostanza, di una misura pensata per giovani lavoratori, studenti e single, che consente di valorizzare il patrimonio edilizio esistente, limitando il consumo di nuovo suolo. In questa prospettiva, la mancata apertura a un’offerta abitativa più diversificata e accessibile in Sardegna rischia di accentuare le disparità territoriali e di penalizzare i cittadini sardi, isolando la regione da un processo di flessibilizzazione degli standard dimensionali ormai riconosciuto come necessario a livello nazionale».
Una posizione opposta a quella spiegata dall’assessore all’Urbanistica Francesco Spanedda. «Con grande senso di responsabilità – aveva dichiarato l’esponente della giunta Todde – abbiamo scelto di non recepire quelle parti della normativa statale che, a nostro avviso, potrebbero favorire dinamiche speculative non compatibili con l’identità urbana e paesaggistica della Sardegna. Tengo a sottolineare, ancora una volta, l’impegno della Giunta regionale – conclude Spanedda – affinché la Sardegna possa dotarsi di strumenti normativi chiari, equilibrati e coerenti con una nuova visione di sviluppo sostenibile e tutela del territorio».
Il disegno di legge regionale adotta solo alcune delle misure previste a livello nazionale. Via libera alla sanatoria per le piccole difformità edilizie. Depennata la doppia conformità. Cambia la classificazione degli interventi: se si costruisce un nuovo volume dentro la sagoma esistente, si parla di “ristrutturazione”; se si va oltre, è “nuova costruzione”. Anche sulla demolizione e ricostruzione c’è una deroga alle distanze minime: se il lotto è piccolo, si potranno mantenere le distanze preesistenti. Pergotende e strutture retraibili potranno essere installate senza permessi, ma non sono ammessi spazi chiusi e gli impatti visivi dovranno essere ridotti al minimo.
Insomma, lo scontro con il Governo è aperto.