La Nuova Sardegna

Una comunità sotto choc

Stefania Camboni uccisa con 20 coltellate: fermata la nuora

di Ilenia Mura
Stefania Camboni uccisa con 20 coltellate: fermata la nuora

Giada Crescenti, 30 anni, accusata di omicidio aggravato. Sul web aveva cercato un modo «per togliere il sangue dal materasso»

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Sassari Oggi 17 maggio verrà effettuata l’autopsia sul corpo della vittima: la 58enne di origine sarda, Stefania Camboni, uccisa lo scorso 15 maggio nella sua casa di Fregene con almeno venti coltellate. Sempre oggi si svolgerà l’udienza davanti al Gip per la convalida del fermo nei confronti della principale indiziata per omicidio aggravato: la nuora trentenne, Giada Crescenti, che viveva da poco tempo nella casa della suocera con il fidanzato Francesco.

A indirizzare le indagini sulla donna soprattutto le ultime ricerche su Google fatte dalla trentenne per capire come «togliere il sangue dal materasso» e «come avvelenare una persona». Anche se lei si professa innocente: «Volevo avvelenare le piante, dormivo non ho sentito nulla», avrebbe detto sentita in caserma a poche ore dal ritrovamento del cadavere vicino al letto matrimoniale della stanza al secondo piano (una mansarda) dell’abitazione, coperta da cuscini e con numerose tracce di sangue. «Dai primi elementi raccolti, per gravità, precisione e concordanza, hanno varcato la soglia della gravità indiziaria nei confronti della compagna del figlio della vittima, di anni trenta, poi fermata prima della mezzanotte per omicidio aggravato dalla minorata difesa e con abuso di relazioni domestiche e di ospitalità», scrive il procuratore della Repubblica di Civitavecchia Alberto Liguori.

Quando la villetta è stata circondata dalle ambulanze e numerose auto di carabinieri e polizia, per i vicini di casa, fra loro molti figli di emigrati sardi, è stato subito chiaro che non poteva trattarsi di rapina, ma della conseguenza di vecchie acredini e dissapori all’interno della famiglia per una questione di eredità. «Lei era in grave difficoltà economica», racconta un’altra emigrata sarda a Fregene, la consigliera comunale Pd, Paola Meloni: «Mi aveva contattato perché cercava un lavoro e voleva vendere la casa dove di recente si era trasferito il figlio con la fidanzata». Litigavano anche per la spesa che veniva conservata in un frigorifero che usavano in comune.

Che la 58enne Stefania Camboni fosse stata uccisa da chi la conosceva bene i carabinieri di Ostia lo hanno capito appena sono entrati nella villetta in via Agropoli, dove lo scorso 15 maggio, alle 7.10, la donna è stata trovata morta dal figlio che «notava la porta d’ingresso e l’inferriata esterna completamente aperta, la casa a soqquadro, raggiungeva quindi la fidanzata e chiedendole di fare un giro, trovavano il corpo della madre nella camera da letto, coperto da cuscini». Senza toccare il corpo della donna, «i due decidevano di recarsi direttamente» dai carabinieri di Fregene destando i primi sospetti. Le contraddizioni emerse durante la ricostruzione dei fatti, hanno poi aggravato un quadro indiziario che ha condotto i sospetti degli investigatori sulla nuora della vittima. L’unica presente in casa durante la notte che aveva fra l’altro cercato su internet soluzioni al suo dilemma: come cancellare le macchie di sangue dal materasso «del letto della defunta» che «presentava un’ampia macchia di sangue occultata da un copriletto».

«Quando cercate di ferirmi ricordatevi che ho visto chiudere la bara della persona più importante della mia vita». L’ultimo post di Stefania Camboni, che nel 2020 era rimasta vedova del marito Giorgio Violoni, ex calciatore del Maccarese, raccontava lo stato d’animo di una donna in mezzo a una tempesta. Madre di Francesco e Iacopo, da tempo sembrava ci fossero dissapori legati alla vendita della villa di Fregene, dove la donna, in gravi difficoltà economiche, viveva. Parole, le sue, spiega Paola Meloni, che raccontano «un destino triste e amaro quello che poco dopo l’ha travolta, lasciando sotto shock un’intera comunità». Una comunità fatta di emigrati sardi: «Fregene è sempre stato un punto d’approdo per i pescatori. In tanti sono arrivati da Bosa e molti stabilimenti balneari sono gestiti da figli di sardi nati qui». 

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