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Top1000 – 2025

L’automotive costretto a frenare, la sbornia dell’elettrico è finita

di Roberto Sanna
L’automotive costretto a frenare, la sbornia dell’elettrico è finita

Pasquale Taula (Confindustria): «Troppi cambiamenti, serve un processo graduale». Acentro Cagliari ancora leader nell’isola, a Sassari prime Glm e German Car

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La transizione energetica dai motori endotermici a quelli elettrici? Per adesso una chimera. E la Sardegna, nel settore dell’automotive, è quella che sta pagando forse il prezzo più salato: «Arrivare a una conversione rapida in un triennio, come era stata prospettata dall’Europa e dalle case automobilistiche, è stato impossibile e siamo ancora molto indietro. Il nostro è un settore in continuo cambiamento su molti fronti, con numerosi elementi di disturbo – dice Pasquale Taula, responsabile del settore per Confindustria Centro Nord Sardegna –. Le cifre sembravano in ripresa dopo l’epoca Covid segnata anche dagli allungamenti dei tempi di produzione a causa della scarsità di alcuni materiali, ma negli ultimi due anni le difficoltà sono riemerse».

Nei dati del 2023 contenuti nel Top 1000, a comandare la classifica del settore è la storica azienda cagliaritana Acentro, che guadagna una posizione passando dalla numero 29 alle 28, in un podio tutto del capoluogo regionale dove salgono anche la Special Car (38esimo posto) e l’Auto Vendita (numero 63). Ai piedi del podio la prima azienda sassarese, la Glm della famiglia Mele che si piazza alla posizione numero 67, seguita dalla Mereu Auto di Nuoro (68esimo posto) mentre l’altra storica azienda sassarese German Car è al numero 79.

La transizione verso l’elettrico è stato sicuramente il tema principale di questi ultimi anni, quindi, ma il trend sembra portare adesso verso una rivisitazione profonda, a partire dai tempi: «La domanda di veicoli elettrici in Italia si è attestata attorno al dieci per cento – aggiunge Taula – dato sicuramente basso che nella nostra isola scende al cinque per cento. Le grandi aspettative dell’Unione europea e delle case automobilistiche si sono scontrate con una serie di ostacoli insormontabili: il prezzo, certo, ma anche l’autonomia, i modi e i tempi della ricarica. Nel settore dei veicoli industriali, che è anche quello che più mi riguarda da vicino, le cose se possibile sono andate ancora peggio. Teniamo conto che il prezzo di un veicolo industriale è il triplo di uno per uso privato. Significa che ogni acquisto deve essere digerito all’interno di un business aziendale, di fatto la scelta dell’elettrico è residuale e viene fatta da un certo tipo di committenza soprattutto per una questione di immagine: ad esempio, chi lavora con la grande distribuzione, dove qualcuno magari vuole una filiera di un certo tipo».

I cambiamenti sono poi arrivati su diversi fronti: «Il sistema di vendita stesso – chiude Taula – le case si sono orientate verso un metodo che non era più quello classico indiretto delle concessionarie ma trasformava in agenti i concessionari stessi. Salvo poi fare retromarcia in diversi casi. C’è poi la concorrenza delle case cinesi, che hanno modificato un mercato prevalentemente europeo contraddistinto da marchi italiani, francesi e tedeschi. Insomma, la grande sbornia dell’elettrico è finita e credo che serva una riflessione sul fatto che di fronte a cambiamenti così estremi non sia il caso di ripensare tutto almeno per quanto riguarda il processo, puntando su qualcosa di più graduale».

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