Emergenza guardie turistiche: pochi medici e molte sedi restano scoperte
Alla Asl 1 per ora aprono solo due delle 5 previste. Difficoltà in tutta l’isola Lorenzoni (Ordine di Sassari): «Il problema non è solo il compenso basso»
Sassari È emergenza guardie turistiche in Sardegna. Il numero dei medici che hanno partecipato al bando pubblicato da Ares e hanno poi accettato l'incarico non consentirà l'apertura di tutte le 45 sedi previste nell'isola.
Un esempio concreto è la situazione che si è creata a Sassari, dove dovrebbero essere attivate cinque guardie turistiche: ad Alghero, Castelsardo, Platamona, Stintino e Valledoria. I medici che hanno inviato la domanda indicando queste sedi sono stati in tutto 37. Di questi hanno poi effettivamente accettato solo una decina. Con questi numeri la Asl potrà aprire solo due guardie turistiche e, tra l'altro, lo potrà fare a singhiozzo.
Per cercare di incrementare il numero di professionisti e aprire altre sedi, l'Azienda sanitaria ha pubblicato in questi giorni una manifestazione di interesse. Il compenso proposto è decisamente più alto di quello previsto dal bando. Si passa dai circa 30 euro lordi all'ora, per 38 ore settimanali, a circa 60 euro lordi all'ora. Praticamente il doppio, e questo grazie a un progetto attivato dalla stessa Asl. Viene quindi facile immaginare che se il problema è solo di natura economica, almeno a Sassari dovrebbe essere se non risolto quanto meno attenuato.
Ma come detto, tutte le Aziende sanitarie sembrano in difficoltà nel riuscire ad aprire tutte le guardie turistiche previste. Nei giorni scorsi il neo commissario straordinario della Asl Gallura Ottaviano Contu aveva annunciato l'avvio delle guardie in dieci località: Santa Teresa, Palau, San Teodoro, Budoni, Olbia, Golfo Aranci, Porto San Paolo, Cannigione, Isola Rossa, Vignola. Sarebbero dovute essere 14.
«Il sindaco di Badesi ne ha reclamato una e non si esclude che possa essere attivata – aveva affermato Contu –. Il bando non ha avuto risposte per via della paga: 17,50 euro netti l'ora».
Per le otto guardie previste a Cagliari hanno risposto al bando solo in 25, e anche in questo caso c'è da capire quanti abbiano poi effettivamente accettato. A Oristano per tre sedi hanno risposto in 13, mentre in Ogliastra per 4 sedi sono arrivate solo 16 domande. Insomma, una situazione generale decisamente critica, confermata dal fatto che il bando pubblicato da Ares rimarrà comunque aperto fino alla chiusura delle guardie turistiche prevista per il 15 settembre.
«C'è sicuramente un problema di appetibilità per questo tipo di ruolo – afferma il presidente dell'Ordine dei medici di Sassari Salvatore Lorenzoni – che non riguarda solo l'aspetto economico ma anche l'organizzazione della propria vita e il tipo di esposizione a carico del medico. Sei in un avamposto dove puoi avere a che fare con la puntura della vespa o della medusa, con un'insolazione, ma anche con patologie più gravi come infarto o ictus. E poi c'è una differenza rispetto al passato: prima – prosegue – chi si laureava si trovava in quello che veniva definito un imbuto formativo. Non riusciva a entrare subito in una scuola di specializzazione, e allora l'esperienza nella guardia turistica era un'opzione più allettante. Oggi invece un medico ha da subito diverse opzioni tra cui scegliere. Anche i medici di base hanno grandissime difficoltà nell'andare in ferie perché non si trovano sostituti».
Cosa fare dunque per risolvere a questa emergenza? «La formula magica non esiste – spiega il presidente dell’Ordine di Sassari– e devo dire che allargando i termini della questione c'è proprio una difficoltà generale nel trovare e nel mantenere medici nel settore pubblico. Ci sono diversi colleghi a tempo indeterminato che si licenziano per passare alla libera professione. Anche questo è un fatto sul quale è giusto che si apra una riflessione che affronti il tema di una nuova e diversa gestione del pubblico, prendendo spunto da quello che fanno le grandi aziende per attirare i talenti».