La Nuova Sardegna

Il corteo

L’arcobaleno splende su Sassari, in migliaia per il Sardegna Pride 2025 – VIDEO

di Francesco Zizi

	foto Mauro Chessa
foto Mauro Chessa

Gli organizzatori: «Rivendichiamo il diritto di sentirci liberi»

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Sassari Un fiume arcobaleno ha invaso oggi 28 giugno, Sassari. Il Sardegna Pride è stato un’esplosione di colori, musica e voci libere: migliaia di persone hanno sfilato da piazza Università, passando per il centro storico fino all’emiciclo Garibaldi, per rivendicare diritti, dignità e visibilità.

«Oggi siamo qui per i diritti di qualsiasi minoranza» dicono i manifestanti e attivisti. Intorno bandiere, musica e sorrisi. Ma anche determinazione: «La felicità della libertà è il motivo per cui siamo qui oggi» hanno detto altri ragazzi. Presente, in testa al corteo, anche il sindaco di Sassari Giuseppe Mascia: «Rinnoviamo l’impegno per le libertà e i diritti di tutti», ha detto, ribadendo la vicinanza dell’amministrazione comunale a tutte le battaglie contro le discriminazioni. Accanto a lui diversi esponenti della politica locale e regionale, ma soprattutto tanti giovani e giovanissimi, famiglie con bambini, associazioni, collettivi e semplici cittadini. Un Pride trasversale, che ha saputo parlare a tutti e con tutti, in nome di una Sardegna che vuole sentirsi inclusiva, accogliente e aperta. L’atmosfera, pur festosa, non ha mai perso di vista il suo significato: «Essere qui oggi vuol dire resistere con gioia» ha detto un’attivista ai piedi del primo carro della sfilata. In tanti hanno ricordato che, nonostante i passi avanti, la strada verso un pieno riconoscimento dei diritti di tutte e di tutti è ancora lunga: mancano leggi efficaci contro l’omolesbobitransobia, non ci sono pari tutele per le famiglie arcobaleno e il linguaggio pubblico spesso resta ostile.

«Il Pride non è solo un giorno di festa, scendiamo in piazza per rivendicare dei diritti, per essere dei “corpi in rivolta” come quest’anno il motto dice, dire che esistiamo e meritiamo dei diritti come tutte le persone» spiega uno degli organizzatori del Pride, Simone Sanna Venerdini. Il tema dell’intersezionalità ha attraversato tutta la manifestazione: non solo diritti LGBTQIA+, ma anche giustizia sociale, lotta al razzismo, difesa delle minoranze, inclusione delle persone con disabilità e tutela ambientale. «Non ci limitamo a una sola causa – dice un partecipante – dobbiamo immaginare un mondo più giusto per tutti e tutte» Per questo sui cartelli, accanto agli arcobaleni, si leggevano anche messaggi contro la guerra, a favore della libertà di movimento e del lavoro sicuro. Dalle finestre e dai balconi del centro, molti sassaresi hanno salutato il passaggio del corteo con sorrisi, applausi e bandiere colorate appese alle ringhiere. Alcuni si sono uniti spontaneamente alla marcia. Altri hanno preferito partecipare da lontano.

Ma la presenza era ovunque. Le madrine del Sardegna Pride di quest’anno sono state Chiara Meloni e Mara Mibelli, fondatrici del progetto “Belle di faccia” contro il body shaming, affiancate dall’attore sardo Gianni Dettori e da Mariano Gallo, in arte Priscilla Drag, volto iconico della scena queer italiana. Prima e dopo il corteo, c’è stato spazio anche per il Pride Village, ai giardini pubblici e in altri spazi sparsi per la città. Un vero e proprio villaggio arcobaleno con talk, laboratori, area bimbi, spettacoli e concerti. I numeri esatti ancora non ci sono, ma si parla di diverse migliaia di partecipanti arrivati da tutta l’isola e qualcuno anche dalla penisola. La serata, dopo l’arrivo del corteo all’emiciclo Garibialdi, è proseguita con musica e dj set in piazza, ma anche con momenti di socialità nei locali del centro, molti dei quali hanno aderito alla giornata esponendo simboli inclusivi. Sassari, almeno per un giorno, si è trasformata in un palcoscenico di diritti e di orgoglio. E la sensazione è che qualcosa, stavolta, sia rimasto: un seme piantato in una terra che da sempre conosce la lotta, ma che ha ancora tanta voglia di cambiare.

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