La Nuova Sardegna

Settimana corta in Parlamento: al lavoro da lunedì a giovedì. Ecco la proposta del ministro

Settimana corta in Parlamento: al lavoro da lunedì a giovedì. Ecco la proposta del ministro

Nell’ultima riunione dei capigruppo è stata avanzata l’idea di spostare la discussione delle interpellanze dal venerdì al giovedì

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Roma L’idea è comprimere la settimana lavorativa dei parlamentari a quattro giorni. Dal lunedì al giovedì Non una settimana corta “istituzionalizzata” ma una certificazione che di fatto, il venerdì i banchi di Montecitorio sono semivuoti. Ministri che arrivano in ritardo o che non arrivano proprio. Deputati già tornati nei territori di riferimento. Un’Aula che si svuota quando all’ordine del giorno ci sono le interpellanze urgenti. Una scena che si ripete con tale frequenza da aver spinto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, a proporre ufficialmente lo spostamento delle interpellanze dal venerdì al giovedì come anticipato da Repubblica. La proposta è stata avanzata durante l’ultima riunione dei capigruppo.

L’idea sarebbe quella di concentrare i lavori ordinari entro il giovedì, lasciando il venerdì riservato solo a casi di urgenza o alla discussione generale dei decreti legge. In realtà non proprio una novità. Come ricorda Repubblica nel 2008, l’allora presidente della Camera Gianfranco Fini aveva calendarizzato le interpellanze del governo proprio di venerdì per impedire il “liberi tutti” anticipato. «I parlamentari lavorino di più», era allora la sua posizione.

Non tutti però sono d’accordo. Dal Movimento 5 Stelle arriva un no netto. «La proposta di Ciriani è irricevibile», ha dichiarato il capogruppo Riccardo Ricciardi. «Il giovedì è già pieno di provvedimenti. Spostare lì anche le interpellanze significherebbe comprimere ulteriormente il dibattito parlamentare. Il governo deve ricordare che siamo in una Repubblica parlamentare». E aggiunge: «In un momento in cui si fa già largo uso della decretazione d’urgenza, ridurre lo spazio di confronto è inaccettabile». (serena lullia)

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