La Nuova Sardegna

L’allarme

L’isola resta un forno e il mare cuoce a 21 gradi

di Luigi Soriga

Caldo tregua solo al Nord: ecco che cosa dice Greenpeace

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Sassari L'anticiclone africano, quello che ha cotto la prima metà dell’estate 2025 a fuoco lento, sta per cedere. Ma la Sardegna dovrà stringere i denti ancora per qualche giorno prima che le correnti atlantiche decidano di farci visita. Ma se il cielo regala un timido respiro, è il mare a boccheggiare. Sotto la calma apparente delle sue acque cristalline, il Mediterraneo si sta surriscaldando come mai prima. E la Sardegna è tra le più colpite. Greenpeace parla chiaro: l’Asinara è un forno acquatico, 14 ondate di calore marino in un anno. Segno che la crisi climatica non si ferma a riva. Il cielo può rinfrescarsi. Il mare, invece, ha la febbre. «L’anticiclone subtropicale, protagonista assoluto di questa prima parte dell’estate, a partire dal fine settimana inizierà a indebolirsi, lasciando spazio a una vasta circolazione depressionaria in discesa dai Paesi nordici», spiega Manuel Mazzoleni, meteorologo di 3bmeteo.com.

Il cambiamento sarà avvertibile già da sabato al Centro-Nord, con l’arrivo di correnti atlantiche più fresche e instabili che porteranno piogge e temporali intensi, in particolare al Nord, e un generale calo delle temperature. Il Sud, e quindi anche la Sardegna, vedrà invece gli effetti con qualche giorno di ritardo. «Qui – precisa Mazzoleni – le massime potranno salire ancora nei primi giorni della prossima settimana, con punte locali di 40-41°C, ma da mercoledì in poi i termometri torneranno a scendere, con massime anche sotto i 30°C lungo le coste». Tuttavia, non sono attesi temporali significativi sull’Isola: le piogge resteranno confinate ai rilievi appenninici e solo occasionalmente interesseranno il Sud. Un sollievo termico, sì, ma asciutto. E provvisorio. Mentre si attende la tregua dall’afa, arriva un nuovo allarme da Greenpeace: il mare attorno alla Sardegna si sta surriscaldando a ritmi mai visti. Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato sulla Terra, con una temperatura media globale dell’aria superiore di 1,5°C rispetto all’epoca preindustriale. Ma è nel Mediterraneo che gli effetti sono stati più evidenti: secondo i dati del progetto Mare Caldo, condotto da Greenpeace Italia insieme al Distav dell’Università di Genova e all’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale, la temperatura media annuale nel bacino è arrivata a 21,16°C, la più alta da 43 anni. La Sardegna, in particolare, è tra le regioni più colpite. Nell’Area Marina Protetta dell’Isola dell’Asinara sono state registrate 14 ondate di calore nella sola superficie marina, un record assoluto a livello nazionale. Ma non è solo la superficie a scaldarsi: le anomalie termiche si sono spinte fino a 40 metri di profondità, coinvolgendo anche l’Area marina protetta di Tavolara, altra area particolarmente vulnerabile. Le conseguenze sono tangibili: le gorgonie, simbolo della biodiversità dei nostri fondali, mostrano segni di mortalità, mentre si diffondono specie aliene termofile, adattate a climi più caldi e spesso invasive. «Il nostro mare è ricchissimo di vita, ma rischia di perdere questo patrimonio unico se non interveniamo subito», avverte Valentina Di Miccoli, campaigner mare di Greenpeace Italia. «Serve ampliare le aree marine protette e ridurre drasticamente le emissioni climalteranti».

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