Chiara e Cecilia: mamma e figlia sono le regine degli abissi
Una è primatista mondiale di apnea, l’altra a 16 anni è tricolore junior
Cagliari Il presente e il futuro, madre e figlia, due campionesse a confronto con lo stesso denominatore comune: l'acqua. Chiara Obino, 49 anni, ha realizzato il nuovo primato del mondo a Riva del Garda con la monopinna, scendendo a una profondità di 92 metri. Ha anche vinto la gara ed è campionessa italiana. Sempre in Trentino, la figlia Cecilia Puddu Obino, 16 anni, all'esordio in campo agonistico nazionale, si è immersa a - 25 metri vincendo il titolo italiano di apnea in assetto costante con doppia pinna nella categoria Junior.
«Ho iniziato a immergermi all'età di 3-4 anni spingendomi fino ai 4 metri, quando andavo al mare con i miei genitori – racconta Cecilia, che nel prossimo anno scolastico frequenterà la terza liceo scientifico all'Istituto Pacinotti di Cagliari – Ero attirata fin da piccola dall’idea di scoprire i fondali marini. Ma la passione per l'apnea me l'ha trasmessa mia mamma, che mi ha dato i migliori consigli. L'ho sempre seguita nelle sue gare cercando di scoprire tutti i segreti: studiavo come si tuffava, come pinneggiava. Dalle piccole profondità del Poetto, sono passata a quelle più impegnative, intorno ai 12 anni, sempre al seguito delle gare o degli allenamenti che vedevano impegnata mia mamma, alla ricerca di stabilire i migliori record».
La giovanissima neo campionessa di apnea Junior vive non solo in simbiosi con mamma Chiara, ma anche con papà Edmondo, viaggiando spesso all'estero, come a Sharm el Sheikh (Egitto), nelle Filippine e in Thailandia, dove l'acqua, rispetto a quella incontrata qualche giorno fa a Riva del Garda, è davvero trasparente ed invitante. «Nel Mar Rosso ho fatto i migliori allenamenti, immergendomi fino a 30 metri di profondità, spinta anche dalla passione di scoprire e ammirare i fondali dai mille colori della barriera corallina, popolati da coralli e pesci variopinti. Ho debuttato agonisticamente nel lago, un ambiente decisamente diverso da quello di Sharm el Sheikh, l'acqua è di colore verde scuro e, confesso, non è stato facile immergermi, perché mi spaventava soprattutto il buio. Poi, il freddo e il termoclino, strato di acqua in cui la temperatura diminuisce rapidamente in un breve spazio di profondità, creando una sorta di "muro"».
Quando si immerge Cecilia è un'atleta a tutto tondo, perché oltre a praticare l'apnea, dove ha subito centrato la conquista del suo primo titolo tricolore, da qualche anno partecipa ai campionati italiani di nuoto sincronizzato e più volte è stata campionessa sarda. È abituata a stare sott'acqua, diventata il suo ambiente perché il nuoto sincronizzato è complementare alla disciplina dell'apnea. «Cecilia ha un'acquaticità spontanea, sviluppata in maniera mostruosa, visto che è un'agonista di nuoto sincronizzato, al quale dedica ogni giorno 3 ore e mezzo di allenamento nella piscina della Rari Nantes Cagliari – spiega mamma Chiara – Ha una grandissima tolleranza all'apnea, all'aumento di concentrazione di anidride carbonica, all'acidosi metabolica, è ha una tecnica molto pulita. Il sincro la porta ad avere una pinneggiata perfetta ed elegante. Molte cose le ha apprese osservandomi durante gli allenamenti ma anche il padre l'ha seguita molto, negli allenamenti sul cavo, su come fare la girata, come posizionarsi correttamente sul cavo. In realtà queste cose gliele ha insegnate proprio il papà, Edmondo, che pian piano l'ha aiutata nell'apnea».
L'apneista cagliaritana, medico-dentista, è la quarta donna più profonda del mondo. A pochi giorni dalla performance di Riva del Garda sta già pensando ad un'altra sfida: ai campionati del mondo in programma a settembre a Mytikas, in Grecia. «Cercherò di perfezionare e ottimizzare gli allenamenti, dedicandomi principalmente alla profondità. Ci tengo tantissimo a questo nuovo appuntamento internazionale, che dovrò condividere con gli impegni di lavoro e famiglia».