La neo-presidente del Parco di La Maddalena: «L’ente deve tutelare e creare economia»
Rosanna Giudice: «Ragioneremo sul divieto di restare in rada di notte»
La determinazione è un marchio di fabbrica di Rosanna Giudice, nuovo presidente del Parco di La Maddalena. Come anche una profonda sensibilità e un viscerale amore per la sua terra e la sua comunità. Un mix di qualità allenate nelle diverse esperienze politiche, consigliere provinciale, sindaco, consigliere di opposizione. Che ora dovrà declinare per far ritrovare la rotta all’ente verde, in crisi di consensi tra quegli stessi maddalenini che 30 anni fa gli diedero fiducia. Prima commissario straordinario del Parco, ora presidente. Ma chi glielo ha fatto fare a mettersi alla guida di un ente polveriera come il Parco?
«Il Parco è nella situazione di tutti quei malati con patologie cronicizzate. In molti lo vedono come un ente asfittico, uno strumento che ha tradito la sua missione: sviluppo economico oltre che tutela. Lungi da me trovare colpevoli di questi trent’anni. Non arrivo con la bacchetta magica o per fare rivoluzioni. Di sicuro non si può far ripartire questo ente senza adottare il Piano del parco. Stop con disciplinari su disciplinari. Le regole non piacciono sempre a tutti. Ma il Piano sarà spiegato e concertato con la città».
Le priorità?
«Approvare il bilancio 2025. Senza la firma dell’organo politico non abbiamo potuto spendere un euro. A quel punto si potranno fare le gare per le boe. Acquistare la nuova segnaletica. Ragioneremo poi sul divieto di restare in rada di notte. Con prenotazione della boa e pagando: è giusto che si dia questa possibilità, ovviamente il rispetto dell’ambiente è prioritario. C’è poi da rivedere la regola per cui i maddalenini possono raggiungere alcuni posti solo con la guida. E avremo un approccio diverso verso i nativi che non possono non avere gli stessi diritti dei residenti. Non voglio che i nostri giovani che hanno migrato si sentano estranei. Hanno un punto di origine che è La Maddalena e quando tornano devono essere trattati come tali».
Tra le sfide del suo mandato c’è far tornare simpatico il Parco alla comunità isolana, da anni insofferente verso l’ente.
«Il Parco è nato per essere strumento di tutela e di sviluppo. Negli anni evidentemente non ha raggiunto i suoi obiettivi. Attenzione però. Le regole che l’ente attua, spesso severe, sono nazionali ed europee. Vero che la collettività ha sempre tutelato il territorio a prescindere dal Parco, che lo considera sua proprietà. Non lo mettiamo in dubbio. Ma se vogliamo fare turismo e far lavorare i nostri operatori servono regole e tutti le dobbiamo rispettare, ognuno di noi ne deve essere un guardiano. Certo poi dobbiamo aumentare il numero delle guide, potenziare la pianta organica e lavorare a un corpo di ranger, un braccio operativo del Parco che supporti l’attività di controllo degli enti preposti».
Guidare l’ente da presidente sarà più complesso che da commissario. Al suo fianco avrà un consiglio direttivo politico.
«Non voglio yesman ma persone che sappiano portare le loro istanze purché siano nell’interesse dell’intera collettività, non di pochi intimi. Voglio uomini e donne liberi. Menti libere. Solo cosi il Parco verrà capito, accettato e voluto bene».