Il presidente Sardara: «Polonara è uno di noi, è stato naturale riportarlo a casa»
Il patron della Dinamo ha messo sotto contratto per tre anni il cestista che sta lottando contro la leucemia
Sassari Lo sport non è solo risultati, anche se rappresentano il sale di chi lo pratica. È anche amicizia, sentimenti, solidarietà. Lo dimostra la Dinamo Sassari che ha deciso di mettere sotto contratto il cestista Achille Polonara, nonostante l’ala stia combattendo contro una malattia che al momento non gli consente di fare il proprio lavoro. Lo scorso anno ha giocato con la Virtus Bologna che gli ha proposto un ruolo di riferimento nel club nel reparto scouting. Stessa offerta da parte della Nazionale. Ma l’anconetano ha preferito restare nel mondo del basket come giocatore e ha accettato di tornare a Sassari. Le sue condizioni sono in netto miglioramento ma ci vorrà del tempo prima che possa nuovamente calcare il parquet. All’inizio Achille ha pensato ad uno scherzo ma poi ha capito che Stefano Sardara, presidente della società sassarese, in pianta stabile nell’élite del basket da tanti anni, faceva sul serio. Si erano fatti una promessa quando il giocatore ha lasciato Sassari per andare in Spagna e poter disputare l’Eurolega, facendo così un salto di qualità: chiudere la carriera in Sardegna. Nello sport le promesse non sempre vengono mantenute, si assiste spesso a situazioni che hanno del grottesco, dirigenti col pelo sullo stomaco capaci di passare sopra a qualsiasi cosa pur di arrivare all’obiettivo. Questa è invece una bellissima pagina scritta dalla Dinamo, che ha fatto una scelta dettata dal cuore. Stefano Sardara racconta in questa intervista come è maturata una decisione applaudita non solo da tutto il mondo del basket e dello sport in generale, ma anche da chi appassionato di basket non è.
Come è nata questa idea?
«Io sono sorpreso da tante attenzioni e lo dico senza falsa modestia. Non mi sembra abbiamo fatto niente di straordinario».
Nello sport scelte così non vengono fatte tutti i giorni.
«È una decisione che ha radici lontane. Nasce quando Achille, sotto contratto con noi, ha ricevuto un’offerta dagli spagnoli del Baskonia, squadra che doveva disputare l’Eurolega. Noi non ci siamo messi di traverso e nonostante sapevamo che il suo addio ci avrebbe creato qualche problema, lo abbiamo lasciato libero».
Tutto qui?
«No. Ci siamo fatti una promessa a vicenda stringendoci la mano quando è partito».
Ci dice quale?
«Ha preso l’impegno di chiudere la carriera a Sassari. Io sapevo che non mi avrebbe deluso».
Quindi un rapporto che va ben oltre il lato sportivo.
«Non puoi intendere il basket solo come un risultato sportivo. Per chi ha vissuto la Dinamo come Achille e si è calato nella nostra realtà, ha capito in che modo interpretiamo lo sport. Se giochi da noi la Dinamo è per sempre. Non ci facciano condizionare dalla malattia, rispetto a un progetto già scritto come da impegno preso. Ci siamo sentiti spesso da quando è andato via».
Qual è stata la scintilla che ha fatto nascere un rapporto così stretto tra lei e Polonara?
«Non solo con me, ma anche con la mia famiglia. Lui ha capito le nostre caratteristiche. Noi viviamo in modo semplice, ci piacciono le cose semplici. È un ragazzo d’oro. Uno per l’altro ci siamo sempre stati. Non è successo solo con Achille ma anche con altri giocatori che hanno scritto pagine importanti della nostra storia sportiva, con i quali abbiamo mantenuto sempre i contatti».
Ci spiega quell’annuncio che lei ha fatto l’altro ieri su Instagram?
«Tanti anni fa facevamo un giochino su Facebook: mettevo le iniziali del giocatore che stavamo acquistando. Su Instagram ho scritto p. a. , ho messo una sigaretta e un 3. Lui ha 33 anni e con noi ha un accordo per tre anni. I tifosi non lo hanno colto, solo chi mi conosce bene ha capito. Achille quando giocava a Reggio Emilia, ogni volta che segnava un canestro da tre punti faceva il gesto della sigaretta. Quando ci siamo sentiti, gli ho cantato il ritornello della canzone a lui dedicata dai nostri tifosi: i ma la sigaretta adesso dove l’hai messa? »
Polonara è stato vostro avversario nella finale scudetto.
«Un grande avversario. Ma da noi si è fatto apprezzare e voler bene. Ha imparato qualche parola in sassarese, diceva sempre “mascì” e “zi vidimmu a ri candareri”. Lui di Sassari e della Sardegna conosce e apprezza un po’tutto».
Presidente, quante telefonate ha ricevuto in queste ore?
«Tante, forse troppe. A pranzo ne parlavo con coach Bulleri. Sì il nostro è un bel gesto, però vuol dire che nello sport siamo talmente aridi che se fai una bella cosa diventa virale. Certo, fa capire i valori della nostra società ma è possibile che nessuno si aspetti cose belle dal nostro mondo? Dobbiamo riflettere»
Quando lo ha detto a Bulleri?
«Ho trovato porte spalancate. Polonara ha lo stesso ruolo di Thomas, e quando ho avvisato il capitano e la squadra, Rashawn saltava dalla gioia come un bambino. Ha messo subito tutto sui social. Questo è lo spirito all’interno de nostro spogliatoio».
Come ha reagito la famiglia del giocatore alla notizia?
«Sua moglie Erika e i figli lo hanno seguito sempre, incoraggiato. Hanno preso casa a Valencia quando ha fatto la prima parte delle terapie. La loro presenza sul posto è stato un valore aggiunto che ha inciso sul suo morale. Ma le dico di più».
Prego.
«Sui nostri social abbiamo pubblicato un video nel quale abbiamo chiesto ai tifosi quale giocatore avrebbero voluto rivedere a Sassari. Non sapevano il perché di questa domanda. Il 90 per cento ha risposto Polonara. Un grande campione, un leader in campo e soprattutto fuori. Lui aiutava gli americani ad integrarsi, a capire la nuova realtà».
Che reazione ha avuto quando ha saputo che Marco Spissu in nazionale avrebbe indossato la maglia con il numero 33?
«Non mi ha stupito, conosco i suoi valori e il rapporto tra di loro. Anche il ct marco Pozzecco, col quale abbiamo vissuto stagioni straordinarie, che lo convoca pur sapendo della malattia è stato un gesto straordinario. Tutti noi vogliamo fargli capire che lui ce la può fare senza distruggere quello che fatto finora. Ha tutte le carte in regola per recuperare la vita normale».
Presidente, vuole dirgli qualcosa direttamente?
«Di concentrarsi su quello che deve fare e continuare ad avere questo spirito positivo. Noi ci stiamo preparando a rivederlo in campo con la maglia numero 33. Nel frattempo io penso cosa fare di quella sigaretta».