Una storia di famiglia nata dalla scommessa di un imprenditore
Sergio Saba ha creato la Marina di Porto Conte partendo da 10-15 barche
C’è un luogo, incastonato tra il blu del mare e il verde del Parco di Porto Conte, dove la passione di un uomo continua a respirare tra barche, sale e vento. È la Marina di Porto Conte, nata quasi per scommessa e diventata negli anni un punto di riferimento per la nautica. A raccontarne la storia è Marieke Hellendoorn, compagna di Sergio Saba, l’uomo che ha trasformato un piccolo approdo in una marina con 290 posti barca. «Quando Sergio ha acquistato la Marina, nel 1992, c’erano dieci, forse quindici barche – ricorda Marieke – Lui l’ha fatto crescere pur dovendo affrontare mille difficoltà. Perché qui siamo in un parco nazionale con tante regole da rispettare». Per Sergio, imprenditore abituato a giacca e cravatta, la Marina era più di un lavoro: era un sogno di libertà. «Diceva sempre che voleva andare a lavorare in pantaloncini, maglietta e sandali. E così è stato». Per Marieke, la Marina non è soltanto un’eredità da difendere: è il cuore di una storia d’amore che dura da più di trent’anni. Arrivata ad Alghero dall’Olanda per lavoro, conobbe Sergio e non se ne andò più. «È stato un innamoramento immediato – racconta – per lui, per questa terra e per il mare. Ci siamo sposati, abbiamo avuto due figli e la Marina è entrata nella nostra vita. Io seguivo la famiglia, lui il porto. Poi la malattia ha cambiato tutto: Sergio ha lottato per quattro anni, e quando l’ho perso, due anni fa, ho sentito che non potevo lasciar cadere il suo sogno. Così ho scelto di continuare con i miei figli e con la squadra che ci è sempre stata accanto». Un sogno realizzato, ma anche una sfida che continua. «Lui non era un uomo da computer, apparteneva a un’altra generazione. Ora dobbiamo modernizzare. Abbiamo rifatto il sito web e stiamo puntiamo sulla tecnologia».
La Marina vive grazie a una squadra affiatata, quella che Marieke definisce “la famiglia”. Ci sono Zari, “la mano destra e sinistra”, Emanuele, figlio di un collaboratore storico, Tonio, da trent’anni al fianco di Sergio, e Fabio. Con loro, la segretaria Antonella, «bravissima, calma e sempre di buon umore». «Quando mio marito è mancato – racconta – ho detto ai ragazzi: io del porto non so nulla. Possiamo andare avanti solo come squadra. E così è stato». Il lavoro è tanto e vario: dal rimessaggio invernale alle pulizie, dai servizi tecnici al diving center. In estate arrivano diportisti da tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Francia, uomini e donne che hanno scelto il mare come stile di vita. «La maggior parte rispetta le regole, e noi ci teniamo molto: siamo in un luogo speciale, la natura viene prima di tutto». Ma non è solo il porto a rivivere. Accanto alla Marina riaprirà la prossima primavera anche lo storico ristorante “Embarcadero”, chiuso da anni: «È stato un posto iconico di incontri e musica, e ora tornerà a nuova vita. Sergio ne sarebbe felice». Mentre parla, la voce di Marieke tradisce l’emozione di chi porta sulle spalle un’eredità importante, ma anche la forza di chi crede nel futuro. «Siamo una squadra, ci sosteniamo a vicenda. Dico sempre ai ragazzi: regalate un sorriso, è gratis e può cambiare la giornata di chi arriva. È questo che vorrei restasse: un porto che accoglie, che fa sentire a casa». (rachele falchi)