La Nuova Sardegna

L’inchiesta

Marco Mameli «l’ha ucciso senza motivo»: la notte folle a Bari Sardo

di Simonetta Selloni
Marco Mameli «l’ha ucciso senza motivo»: la notte folle a Bari Sardo

Il 22 enne di Ilbono era intervenuto per difendere l’amico: è stato colpito con tre coltellate, una fatale al cuore

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Bari Sardo Magari la morte, l’ultima sera di carnevale, si fosse presa le pause, o almeno le intermittenze concessele dallo scrittore Saramago. Si sarebbe così evitato che Marco Mameli, di Ilbono, finisse di vivere alle 23, quattro minuti e 22 secondi del primo marzo scorso, a Bari Sardo. Marco aveva 22 anni, era andato a divertirsi, ed è morto per nulla. O meglio: voleva solo difendere un amico, Andrea Contu, anche lui di Ilbono, dall’aggressione di Paolo Migali, di 27 anni di Girasole. Migali è rinchiuso nel carcere di San Daniele a Lanusei da venerdì, accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Tre coltellate di cui una al cuore. Una tragedia dalle tinte grottesche, con il presunto assassino, Giampaolo Migali, mascherato da polpo: lui e un altro amico, in “greffa” con altri due vestiti da conigli. Nella lite ad alto tasso alcolico tra Migali e Andrea Contu, iniziata qualche minuto prima nel bar Sa Staria, poi proseguita in via Santa Cecilia, Marco Mameli non c’entrava nulla. La sua è una posizione defilata: non compare nel racconto della lite al bar, dove pure si trovava, come tanti altri.

Chissà se ha capito i motivi per cui il polpo Paolo Migali e Andrea Contu stessero litigando: le ragioni non le ha chiarite nemmeno l’inchiesta, condotta in questi sei mesi dalla Squadra mobile della questura del capoluogo e dal commissariato di Lanusei. Sono invece acclarate le fasi, successive, quando lo scontro tra Migali e Contu si riaccende nella via Santa Cecilia. Ci sono le telecamere di una casa privata a rendere, istante per istante, l’evoluzione di una tragedia che non ha ragioni. La ricostruisce il gip di Lanusei Nicole Serra, nelle 95 pagine dell’ordinanza con cui accoglie la richiesta di custodia cautelare nei confronti di Migali formulata della procuratrice di Lanusei, Paola Dal Monte. Le telecamere mancano l’istante dell’uccisione di Marco Mameli per un metro: ma riprendono tutto quello che accade attorno, le posizioni reciproche di protagonisti e testimoni. Riprendono Migali che agita le mani in aria, sferra pugni - dopo aver ferito con la pattadese Andrea Contu -. E però non sta solo dando pugni: ha un coltello in mano, e con quel coltello, che aveva solo lui, come riferiscono gli amici, viene colpito Marco Mameli. Uno degli amici, Niccolò Madrigali, due giorni dopo, parlando con Migali gli dice che Marco non è morto perché è caduto in una rissa e ha sbattuto la testa. Gli dice che è morto per tre coltellate date “a gratis”. Altri due amici, intercettati mentre parlano di Migali, si dicono che è un personaggio pericoloso e uno si rammarica perché lo portavano con loro. L’altro gli risponde che non si poteva prevedere che avrebbe fatto fesserie. Ma conclude: qui però ci ha rimesso un’anima innocente. Marco, anima innocente morto “a gratis”.

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