L’assessora Portas: «In campo contro la dispersione. Nessuna scuola chiuderà e le pluriclassi sono una risorsa»
La titolare regionale dell’Istruzione: «Manterremo i presìdi nei piccoli Comuni, sono una luce per i territori»
Sassari Ai ragazzi di San Gavino che è andata a salutare nel primo giorno di scuola ha detto di “non mollare mai”: «Credete nei vostri sogni, inseguite i vostri obiettivi, pensate sempre che potete riuscire a raggiungerli. E studiate, fate esperienze, girate, vivete il mondo e tutto quello che può offrirvi. E poi magari tornate qui, in Sardegna, luogo del cuore, per spendere le vostre competenze e metterle a disposizione di tutti».
L’assessora Ilaria Portas, titolare della Pubblica istruzione, racconta che avrebbe voluto parlare ancora, in quel primo giorno di scuola vissuto con grande emozione «insieme agli studenti».
Assessora Portas, si riparte con cinquemila studenti in meno.
«Un numero molto alto, che deriva dal crollo delle nascite. Una situazione rispetto alla quale però la Regione può fare poco se non intervenire con bonus e incentivi per favorire le famiglie. Servono politiche strutturali serie, solo così si può pensare di iniziare a invertire la tendenza».
Al calo delle nascite si accompagna la fuga dai piccoli centri, con conseguente rischio chiusura per le scuole.
«Lo spostamento delle famiglie dai piccoli Comuni ai grandi centri è la conseguenza delle mancanze patite. Se i trasporti non funzionano, se non c’è una adeguata rete di collegamenti che consenta di spostarsi in tempi ragionevoli, è normale fare altre scelte di vita. Chiaramente i punti scuola risentono di questa situazione».
Dobbiamo rassegnarci alla chiusura di altre scuole?
«Assolutamente no. Parliamo di presìdi importantissimi, una luce nei territori. Dobbiamo cercare di tenerla accesa il più possibile».
In passato altri assessori all’Istruzione hanno portato avanti una battaglia contro le pluriclassi, sostenendo che non garantiscano una qualità di istruzione adeguata. Che ne pensa?
«Io ho un’opinione diversa. Penso che alla base ci siano forti pregiudizi, timore da parte di molti genitori di fare vivere ai propri figli una esperienza educativa e didattica di tipo diverso. Mettere insieme alunni della primaria di età differenti nella stessa classe può avere effetti positivi, per i più piccoli come per i più grandi».
Si spieghi meglio.
«Intanto la pluriclasse ha quasi sempre numeri molto ridotti rispetto a una classe “normale”. E questo consente agli insegnanti di dedicare agli alunni, pur con programmi di studio differenti, la medesima attenzione e lo stesso tempo. Dunque la didattica non ne risente. Ma soprattutto ritengo che la pluriclasse sia l’occasione per creare, all’interno di un gruppo composito, un rapporto di coesione e di supporto reciproco. Dunque un arricchimento perché i bambini si aiutano a vicenda e i più piccoli imparano dai grandi. Alcuni genitori faticano a capirlo, in alcuni paesi le scuole si sono svuotate proprio perché le famiglie non accettavano la pluriclasse. E’ il caso di Bortigali, con il trasferimento degli alunni a Macomer con grande disappunto del sindaco che nulla ha potuto per evitarlo».
L’altro grande problema dell’isola è la dispersione. Come si combatte? «Arricchendo l’offerta e motivando i ragazzi. Ma soprattutto garantendo a tutti l’accesso allo studio, un diritto che non può essere limitato dalle condizioni economiche o dalle distanze. La situazione è migliorata ma in questi anni è mancata l’attività di controllo e monitoraggio: stiamo ridando vita all’Osservatorio sulla dispersione, perché per intervenire bene è necessario conoscere il quadro delle criticità».
Tra queste, ci sono anche i costi dello studio, quest’anno ulteriormente aumentati.
«Per me è una sconfitta se anche un solo ragazzo non ha i libri o il materiale richiesto, ha difficoltà a stare al passo con lo studio e per quello decide di lasciare la scuola . Per questo abbiamo aumentato i fondi a disposizione e introdotto la sperimentazione con i voucher in 5 Comuni: chi ha diritto ritira il materiale in cartolibreria senza anticipare un euro». Secondo uno studio pubblicato di recente, in Sardegna c’è un problema di sicurezza nelle scuole: solo il 14% avrebbe le certificazioni in regola. La situazione è davvero così critica?
«No, il dato non è realistico. La maggior parte dei Comuni non invia le certificazioni perché non è obbligatorio e perché hanno poco personale. E magari la situazione è in regola. Cercheremo di aiutarli, così da avere un quadro più veritiero della situazione. Posso dire però che sull’edilizia scolastica si è investito tantissimo: sinora 865milioni di euro sono stati utilizzati per realizzare tremila interventi. E abbiamo ulteriori 200milioni da spendere, tra manutenzioni e nuove costruzioni. Con l’obiettivo di avere scuole più moderne e sicure».