La Nuova Sardegna

La scuola al via

«No agli smartphone a scuola, sì all’Intelligenza artificiale, nuovo esame di maturità»: ecco la rivoluzione Valditara – L’INTERVISTA COMPLETA

di Silvia Sanna
«No agli smartphone a scuola, sì all’Intelligenza artificiale, nuovo esame di maturità»: ecco la rivoluzione Valditara – L’INTERVISTA COMPLETA

Il ministro dell’Istruzione a tutto campo: «I telefoni creano dipendenza», «Il voto in condotta è cruciale, perché se un alunno non rispetta gli altri non è maturo»

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L’anno senza smartphone, banditi anche alla ricreazione, ma anche l’anno del nuovo esame di maturità. E del voto in condotta, che può decidere il destino di uno studente: promosso o bocciato, perché se non rispetti gli altri non importa se sei super bravo in italiano o matematica.

«I ragazzi devono dimostrare anche di essere responsabili e rispettare compagni e insegnanti», dice il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Un anno di importanti cambiamenti, in attesa della riforma dei programmi scolastici che arriverà nelle classi di scuole primarie e secondarie di primo grado a settembre del prossimo anno con i nuovi libri di testo.

Ministro Valditara, partiamo dagli smartphone vietati anche alle Superiori. Perché togliere ai nativi digitali uno strumento con il quale sono cresciuti?

«Per aiutarli a disintossicarsi, a non cadere nella trappola della dipendenza. Le dirò di più, la maggioranza degli studenti condivide questa scelta».

Ne è sicuro? «Lo dicono i sondaggi. Quello realizzato da Swg dice che il 60% degli studenti è favorevole. Hanno voglia di liberarsi dai telefonini, almeno per qualche ora. E favorire così il contatto diretto con i compagni e i professori. Parlarsi, confrontarsi, chiacchierare nei momenti di pausa. Socialità vera, autentica, senza filtri. Favorendo in questo modo anche l’apprendimento, penalizzato dall’abuso dello smartphone. I test Ocse lo confermano: gli studenti che non li utilizzano a scuola ottengono risultati decisamente superiori».

Quindi no smartphone a scuola perché creano dipendenza. Apertura invece all’intelligenza artificiale. Ma l’Ai non rischia invece di generare pigrizia?

«L’intelligenza artificiale deve essere usata con attenzione e sempre sotto la guida di un docente. Di questo parleremo a Napoli dall’8 al 13 ottobre, al primo convegno internazionale dedicato a questo tema. A scuola abbiamo avviato una sperimentazione che prevede l’utilizzo dell’Ai con assistenti virtuali: la sua funzione non è certamente sostituirsi allo studio ma aiutare gli insegnanti a individuare eventuali punti deboli nella preparazione dei ragazzi, favorendo la scelta degli esercizi più idonei per potenziare le competenze. L'intelligenza artificiale dunque come strumento per personalizzare la didattica. Utilizzi diversi, come chiedere all’intelligenza artificiale di scrivere un tema di italiano, chiaramente vanno scoraggiati».

Ma allora lei non è contrario alla tecnologia come dicono i suoi detrattori?

«È una critica strumentale. Basti pensare che abbiamo investito 2,1 miliardi per la digitalizzazione delle scuole, 400 milioni per formare i docenti all'uso delle nuove tecnologie, abbiamo inserito nelle nuove linee guida sulla educazione civica, come obiettivo di apprendimento, l'utilizzo corretto degli strumenti digitali e della intelligenza artificiale. Nell'anno scolastico 2021/2022 c'era un device ogni 6 studenti, in questo anno scolastico ci avviamo verso un rapporto di 1 device ogni 2 studenti. Vietando l'uso del cellulare difendiamo la salute dei nostri giovani, la qualità dei loro apprendimenti e lo sviluppo di relazioni interpersonali per una scuola che sia veramente una comunità educante».

L’altra grande novità è l’esame di Maturità: quattro materie all’orale e addio alla traccia a sorpresa. Perché? Non era stata introdotta per favorire i collegamenti tra discipline e stimolare le capacità argomentative dei ragazzi?

«In realtà la traccia estratta il giorno dell’esame aveva un effetto negativo sugli studenti: generava ansia, proprio perché era a sorpresa, impossibile da prevedere. Banalizzava l'esame costringendo a collegamenti spesso forzati. Scoraggiava la verifica disciplinare delle competenze. Abbiamo previsto ora un esame più serio e più sereno».

Ma il fatto di dover presentare solo il programma di quattro materie, non potrebbe indurli a trascurare le altre discipline?

«No, perché non dobbiamo dimenticare che serve la sufficienza per essere ammessi all’esame. Le bocciature avvengono quasi sempre in fase di scrutinio, non dopo avere sostenuto la prova. Con due insufficienze lo studente non può essere ammesso all’esame, con una sola si valuta caso per caso. Non studiare alcune materie inoltre non è una prova di maturità».

Ancora sull’esame finale: dopo le proteste di alcuni mesi fa lei ha detto che chi rifiuta di sostenere l’orale sarà automaticamente bocciato. Dunque non basterà più avere crediti sufficienti per essere promossi? «Non bastano i crediti acquisiti se poi non ci si siede di fronte alla Commissione e si affronta seriamente l'esame. Occorre rispetto verso i docenti e verso i compagni che hanno studiato con impegno».

E a questo si lega il tema del voto in condotta.

«Assolutamente sì. Il rispetto verso gli altri, il rispetto delle regole sono aspetti fondamentali di cui tenere conto nella valutazione della maturità di un ragazzo. È un tema che si interseca con le iniziative contro il bullismo a scuola. Chi sbaglia sarà sanzionato e invitato a riflettere sul perché certi comportamenti sono considerati socialmente negativi. E con la legge del 2024 abbiamo introdotto procedure stringenti per contrastare i fenomeni di bullismo, con percorsi educativi che vanno messi in campo dalle scuole».

Parliamo di personale scolastico. Come è andato l'avvio del nuovo anno?

«Abbiamo concluso in anticipo di 3 settimane le operazioni di assunzione in ruolo, assunto 43 mila insegnanti, assicurato la copertura di tutti i posti per le supplenze compresi quelli sul sostegno, il 42% dei docenti di sostegno supplenti è stato confermato sullo stesso posto su richiesta delle famiglie, ed è stata una novità assoluta. Abbiamo dunque garantito più stabilità e più continuità didattica».

A proposito, una docente precaria sarda recentemente si è rivolta a lei chiedendole un rimborso benzina per i chilometri, 150, che deve percorrere ogni giorno per andare a scuola».

«Capisco la difficoltà di questa docente, comune a tanti altri insegnanti e lavoratori pendolari. Il tema lo stiamo affrontando. Ho chiesto al ministro Salvini, nell’ambito del Piano casa nazionale, di inserire anche il personale scolastico per venire incontro alle esigenze di coloro che lavorano lontano da casa e che rinunciano all’incarico proprio per le spese eccessive che devono affrontare. Abbiamo già introdotto misure di welfare con scontistica per tutto il personale della scuola, su treni, aerei, e anche sui mutui bancari. Intendiamo incrementare sempre più queste misure».

Situazione edilizia scolastica. Secondo gli ultimi dossier in Italia sono malconce. Addirittura appena il 14% avrebbe le certificazioni in regola. È così?

«C’è un grande equivoco, queste percentuali non sono reali. Gli enti locali, che sono i proprietari degli edifici e a cui competono gli interventi, spesso non inseriscono le informazioni sulla documentazione di sicurezza degli edifici scolastici nell'Anagrafe dell'edilizia scolastica. Se il comune o la provincia non inseriscono le informazioni, quella scuola risulta priva di una determinata certificazione anche se magari la possiede. E si ignora pure il grande piano di ristrutturazione degli edifici scolastici in atto: con fondi Pnrr e del Ministero sono in corso interventi importanti di riqualificazione e sicurezza su circa un quarto degli istituti scolastici. Il piano più vasto mai fatto per la scuola italiana. Tanto si sta facendo, tanto si farà ancora per garantire spazi idonei e sicuri ai nostri studenti e docenti».

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