Dal Texas a Gavoi, la nuova vita over 60 di Roger e Robin: «Tutti ci hanno aiutato e accolto»
Il sindaco: «Vanno via da Trump». La coppia statunitense ha lasciato l’America per la tranquillità dell’isola
Gavoi “Gavoi-Texas”. Verrebbe da parafrasare il titolo del celebre film di Wim Wenders (Paris, Texas del 1984), per raccontare la nuova avventura – della terza età – di una coppia di cittadini statunitensi, da poco meno di una settimana residenti a Gavoi. Per Roger e Robin Elder, rispettivamente 76 e 68 anni, l’american dream è stato sostituito a diverse migliaia di chilometri di distanza dal sogno barbaricino.
Vengono dallo Stato più trumpiano d’America, appunto il Texas, anche se nella loro esistenza ne hanno girato una decina, inclusi alcuni Europei. Entrambi in servizio per la Marina americana, conoscevano già la Sardegna. Per un paio di anni avevano lavorato nell’ex base de La Maddalena. Poi il rientro in patria, ma non più con la soddisfazione di un tempo, complice la svolta autoritaria del governo, mal digerita dalla coppia che ha così deciso di cambiare aria.
«Tante cose fanno pensare che lo stesso concetto di democrazia sia a rischio – dicono i coniugi Elder – tutto questo sta provocando anche dei costi altissimi per tutto. Ci hanno parlato molto bene delle zone interne della Sardegna che già mio marito in parte conosceva e abbiamo deciso di venire qua ed acquistare casa». Ora con la loro auto, con la targa texana, girano per le strade di Gavoi. È bastato poco per entrare nel mood del paese. Quel modo di vivere semplice fatto di piccoli gesti che hanno un valore e di quel mutuo soccorso che ti fa sentire meno solo, protetto e parte di una comunità allargata. Qui hanno acquistato una bella casa con giardino e stretto amicizia con i vicini. Si godono la tranquillità del posto facendo delle belle camminate a contatto con la natura. A breve dovrebbero raggiungerli il figlio e la fidanzata, entrambi nomadi digitali.
«È una zona non a rischio sismico, stabile anche per quanto riguarda uragani o altre emergenze che negli Usa sono sempre uno spauracchio – aggiungono –. I costi sono contenuti e possiamo vivere bene, ma soprattutto dopo appena pochi mesi è stato molto bello l’atteggiamento della gente. Tutti ci hanno aiutato e accolto». La mattina c’è il rito del cappuccino al bar in via Roma dai baristi, ormai diventati amici. I negozianti per la spesa li chiamano già per nome. Quest’estate sono andati in pullman al mare con gli altri anziani del paese. «Abbiamo parlato con tutti ed è stata una bella esperienza di conoscenza umana e geografica al tempo stesso» dicono Roger e Robin che ci tengono a ringraziare per le attenzioni anche la loro insegnante di italiano Linda, e le ragazze della biblioteca con cui conversano e migliorano la lingua. Per il sindaco Salvatore Lai, il loro arrivo è un altro bel segnale per il paese che accresce le sue comunità internazionali.
«Abbiamo gli argentini, i cinesi, gli albanesi, i moldavi e i rumeni, ora anche gli americani e altri ne dovrebbero arrivare – sottolinea il primo cittadino che non si arrende alle logiche dello spopolamento –. Vanno via da Trump ma anche da città diventate invivibili e caotiche. Qui per fortuna conserviamo un certo equilibrio. E anche con il loro aiuto – e quello di altri – possiamo sempre migliorarci».
Di grande supporto non solo per loro anche Lucio Pascarelli, ex funzionario delle Nazioni Unite approdato da queste parti da qualche anno e subito collaborativo con vari enti e con la popolazione. Tra questi un progetto “Nomadi digitali in Barbagia” che dopo uno studio preliminare verrà presentato l’8 novembre all’hotel Sa Valasa. «L’idea nasce per contrastare lo spopolamento. Un nomade digitale è come un turista, guadagna all’estero ma spende localmente contribuendo fortemente a quest’economia. Lo fa però tutto l’anno non solo per una settimana. C’è una forte domanda e offerta dobbiamo solo farla incontrare – dice Pascarelli che si definisce un “aspirante sardo” –. Non ho radici. Sono nato in America e ho vissuto in Asia e ora qua al centro dell’Isola sto benissimo».
