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«Prima Miss Italia sarda nel 1963, ho preferito la scuola alla celebrità»

di Andrea Massidda
«Prima Miss Italia sarda nel 1963, ho preferito la scuola alla celebrità»

Franca Dall’Olio una donna che non ha mai rinunciato alla testa per la bellezza. Dal Poetto a Salsomaggiore, alla politica con An: «Meloni? Mi piaceva, ora meno»

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Cagliari, estate del 1963. Il sole abbaglia la sabbia del Poetto e le onde lambiscono i sogni di adolescenti che scoprono la musica dei Beatles, ascoltano Martin Luther King pronunciare la frase “I have a dream” e assistono stupefatti all’impresa della cosmonauta sovietica Valentina Tereshkova, prima donna al mondo a volare nello spazio. Tra i bagnanti dello stabilimento “Il Lido”, una diciassettenne dalla bellezza sconvolgente legge un libro sotto l’ombrellone. È Franca Dall’Olio, cagliaritana doc: studiosissima, curiosa di tutto, con un sorriso timido e un carattere forte. Non può immaginare che, di lì a poco, sarà incoronata Miss Italia e la sua vita si troverà a un bivio per poi trasformarsi in un mosaico di esperienze e passioni – il mondo dello spettacolo, la laurea in Lettere, l’insegnamento, la politica, la vita familiare – vissute sempre con grazia, intelligenza e una buona dose di ironia.

«Quando uscii dall’acqua dopo aver fatto un tuffo per rinfrescarmi – ricorda lei stessa adesso che sta per compiere 80 anni – si avvicinò un signore elegante che mi disse: “Tu sarai la mia Miss Italia”. Pensai: “Questo è matto, ma che modo è di abbordare una ragazza?”. E gli dissi: “Grazie, ma lei oltre a essere anziano non è proprio il mio tipo”. Mi spiegò che era Enzo Mirigliani, l’organizzatore del concorso. Risposi che non avevo tempo: a fine settembre iniziava la scuola. Ma quando mi parlò del premio – 500mila lire in gettoni d’oro e un’automobile – cominciai a pensarci. Misi soltanto una condizione: che alle preselezioni partecipassero anche le mie amiche sarde. Accettò».

Signora Dall’Olio, lei che tipino era da ragazza?
«Ero orgogliosa e ambiziosa: mi piaceva primeggiare a scuola. Tuttavia non ero la tipica secchiona. Adoravo uscire e andare a ballare».

Ha infranto molti cuori?
«Modestamente, sì».

Dopo l’incontro con Mirigliani che cosa accadde?
«Niente, superai la selezione regionale e poi andai a Salsomaggiore. Mamma impose che mi accompagnassero mia zia, la moglie del pittore Cosimo Canelles, e mio cugino Paolo: una era stanca e se ne rimase in albergo, l’altro davanti a tante bellezze perse la testa e sparì nel nulla. Morale: mollata da sola».

Va bene, ma almeno alla fine diventò davvero Miss Italia.
«Già. Non ero la più bella, va detto, però avevo carattere: un po’ antipatico forse, ma deciso. E poi rispetto alla media delle altre concorrenti sapevo parlare, non sbagliavo i congiuntivi».

Che ambiente trovò lì al concorso di bellezza?
«Molto serio. Noi reginette eravamo super controllate e sottoposte a orari rigidi e disciplina. Tra le concorrenti c’erano tante ragazze molto carine, ma anche molto semplici. I giornalisti le trattavano come delle oche. Ricordo che Orio Vergani, firma famosissima, sbottò dicendo che eravamo tutte ignoranti».

E lei, con il suo caratterino?
«Io presi subito la difesa della categoria. E da brava studentessa del liceo classico chiamai da parte i cronisti per chiedergli di spiegarmi la differenza tra aoristo debole e aoristo forte. Nessuno seppe rispondere. “Ecco – dissi – voi siete ignoranti e non siete nemmeno belli”. Da quel momento mi guardarono con rispetto».

Insieme alla corona ricevette proposte per lo show business?
«Mi proposero subito due sfilate: una a Glasgow e una a Milano, per lo stilista Emilio Schubert. Accettai giusto per curiosità, ma avevo già altre ambizioni: volevo laurearmi. E in più, nonostante i tira e molla, frequentavo già quello che sarebbe diventato mio marito».

Non le offrirono ruoli nel cinema?
«Sì, ma rifiutai. Avevo un difetto di balbuzie e non volevo essere ridicola. Dissi di no al produttore Cristaldi che mi propose di fare un film con Celentano.“Io con quel buzzurro? Mai!”, gli risposi. Poi mi sono pentita: era un artista vero».

Ha conosciuto personaggi famosi?
«Alla Mostra del Cinema di Venezia conobbi Vittorio Gassman: bravissimo, per carità, ma troppo antipatico. E poi rimasi a parlare a lungo con... oddio, come si chiamava? Dai, quell’attore americano con gli occhi azzurri...».

Paul Newman?
«Ecco, bravo: Paul Newman. Bellissimo e gentile. Magari un po’ basso, per i miei gusti» (ride).

Una volta tornata a Cagliari si laureò subito e andò a insegnare Lettere, giusto?
«Sì, per 28 anni. È stata la mia vera passione. Gli studenti mi rispettavano molto, anche se ero severa. Li facevo scrivere tanto, ma poi mi hanno sempre ringraziato».

Mai avuto rimpianti per non aver continuato nello spettacolo?
«Qualche volta, ma senza nostalgia. È stato un momento di giovinezza, poi sono arrivate le responsabilità. Con mio marito ci sono stati periodi difficili, ma il nostro amore è durato 45 anni».

A un certo punto è entrata anche in politica, con Alleanza nazionale.
«Sì. Mio cugino Valentino Martelli mi chiamò e mi disse: “Ci serve una donna per il Comune di Cagliari, tu sei la persona giusta”. Io non volevo, ma poi mi candidò lo stesso. Alla fine venni eletta. Ho lavorato molto: ho portato fondi per restaurare monumenti, musei, chiese. Bella esperienza».

Le piace Giorgia Meloni?
«Mi piaceva, ultimamente un po’ meno. Comunque è una donna determinata».

Cos’è per lei la bellezza?
«È armonia. Non solo esterna, ma anche interiore. La bellezza senza anima non vale nulla».

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