La lunga scia degli attacchi ai portavalori: tutti gli assalti dell’ultimo anno
La cronistoria del fenomeno, condita anche dalle polemiche tra Roberto Saviano e l’assessora Manca
Negli ultimi dodici mesi la Sardegna è tornata al centro dell’attenzione nazionale per una serie di assalti, riusciti o tentati, ai portavalori. Episodi caratterizzati da modalità paramilitari, mezzi incendiati e armi pesanti hanno riportato alla ribalta un fenomeno che molti speravano di aver lasciato alle spalle, alimentando un dibattito politico e mediatico tutt’altro che secondario.
L’assalto sulla SS131 del 31 gennaio 2024
Il caso più eclatante risale al 31 gennaio 2024: lungo la statale 131, vicino al bivio per Siligo, un commando di circa dieci uomini incappucciati ha attaccato un convoglio di portavalori, bloccando la strada con mezzi dati alle fiamme e aprendo il fuoco. Quattro vigilanti sono rimasti feriti. L’azione, per violenza e capacità logistica, ha ricordato gli assalti “da guerra” che negli anni Novanta resero la Sardegna tristemente famosa in questo ambito.
L’assalto tra Posada e Lodè del 13 marzo 2025
Il 13 marzo 2025 un altro blindato, sulla strada provinciale 24 tra Posada e Lodè, nel Nuorese, è stato circondato da banditi armati di fucili. Il gruppo è riuscito a impossessarsi di una parte del denaro trasportato, circa 90mila euro, fuggendo attraverso strade rurali predisposte per la fuga. Anche in questo caso il modus operandi suggerisce una lunga fase preparatoria e una conoscenza approfondita del territorio.
Il tentato assalto di Sant’Andrea Frius del 1º settembre 2025
Il 1º settembre 2025, lungo la SS387 nella zona di Sant’Andrea Frius, in provincia di Cagliari, si è verificato un tentato assalto: quattro individui incappucciati hanno posizionato auto trasversali sulla carreggiata e le hanno incendiate per bloccare il transito del portavalori. L’intervento tempestivo dell’autista e il traffico sopraggiunto hanno però mandato all’aria il piano, costringendo i malviventi alla fuga.
La banda sarda arrestata il 19 maggio 2025
A riaccendere l’attenzione sul fenomeno ha contribuito anche l’arresto, il 19 maggio 2025, di undici persone originarie della Sardegna, accusate dell’assalto del 28 marzo 2025 a due furgoni portavalori lungo la Variante Aurelia a San Vincenzo, in Toscana. Il bottino, stimato in circa tre milioni di euro, ha attirato l’attenzione nazionale e collegato il fenomeno isolano a operazioni criminali fuori regione.
La polemica Saviano–Manca
Proprio da questo episodio è scaturita la polemica tra lo scrittore Roberto Saviano e l’assessora regionale Desirè Manca. Commentando gli arresti, Saviano ha parlato di “bande sarde” capaci di operare anche sul continente. L’assessora ha replicato pubblicamente, accusando lo scrittore di dipingere i sardi come potenziale minaccia collettiva: «Ha iscritto un intero popolo nel registro degli indagati», aveva dichiarato. Pronta la risposta dello scrittore dopo l’arresto della banda sarda «Ricordate quando la peggiore politica sarda mi accusò di avere diffamato la Sardegna per avere raccontato la vicenda criminale delle bande sarde che assaltano portavalori in un video sul mio canale youtube? Ecco, gli arresti di oggi confermano l'analisi. La politica populista sarda si dimostra omertosa ancora una volta».
Gli arresti di oggi 4 novembre
Alla banda arrestata oggi – composta da 6 persone di Siniscola e Orgosolo – sono contestati diversi episodi: il più recente, è il furto al deposito dei Monopoli di Stato a Prato Sardo, a Nuoro, il 12 ottobre scorso, che aveva fruttato un bottino di circa 300mila euro in sigarette. Le indagini si sono mosse dall'assalto armato al furgone portavalori Mondialpol lungo la Provinciale 24, in zona Lodè, proprio quello del 13 marzo. Quindi, il tentato assalto al postamat di Oliena, nello scorso agosto.
Le parole del procuratore Patronaggio
Il procuratore generale di Cagliari Luigi Patronaggio in un’intervista alla Nuova, poco dopo il tentato assalto a Sant’Andrea Frius, aveva descritto il fenomeno. «Le più recenti indagini ci forniscono indicazioni circa l’esistenza di uno “zoccolo duro” di malviventi, numericamente contenuto, con particolari competenze criminali, disponibilità di armi ed esplosivi, ben protetto all’interno delle zone rurali nel centro della Sardegna» aveva spiegato il procuratore.
